Odio Johnny Cash

Il disco aveva finito di girare per la sesta volta, e non ero neanche a metà strada. Come un fastidioso rumore di fondo, come una zanzara che continua a ronzarti nell’orecchio,  the man in black continuava imperterrito a cantare, senza sosta, da ormai quattro ore. L’infinita striscia d’asfalto che stavo percorrendo per arrivare a Broome, nel nord-ovest del Western Australia, sembrava non finire mai e più tentavo di raggiungere l’orizzonte, più questo si allontanava da me, rendendo vano ogni sforzo.

Il caldo afoso, la noia, i mille pensieri e il monotono paesaggio della regione del Kimberley stavano rendendo questo viaggio solitario uno dei più difficili degli ultimi mesi, ma la voce di Johnny era sempre lì, costante, come il suono del motore, in quell odioso ritmo country che ormai aveva raggiunto il limite della sopportazione. Da quando due mesi fa il mio zaino era stato rubato, con tutti i miei vestiti e il mio I-pod, l’incubo del dover affrontare un viaggio estremamente lungo senza musica stava prendendo forma, e così, presi dal panico andammo di corsa alla ricerca di qualche cd a poco prezzo. Quel “Best of” di Johnny Cash sembrò sia a me che a Lorenzo un ottimo investimento, tanto da renderci orgogliosi di un così grande acquisto nei giorni seguenti. Dopo due mesi e ottomila chilometri, quel “Best of” di Johnny Cash si stava trasformando in un “Worst of” della storia della musica. E infine oggi, dopo due mesi e una settimana, ho capito di odiare Johnny Cash, la sua voce e tutte le sue canzoni, dal profondo del cuore.