L’Amico Van

In questo periodo mi trovo in una fase di stallo. Qualche mese di pausa per recuperare forze, stimoli e soldi, in cui mi ritrovo spesso a pensare ai bei tempi andati, quando mi trovavo a girovagare senza meta con l’amico scassato del van.

Decidemmo di comprare un pulmino subito dopo aver trovato lavoro a Melbourne, facendo dei rapidi e poco esatti calcoli, su quanto ci sarebbe costato comprarlo, mantenerlo e risalire tutta la costa fino a Cairns. Nel giro di un mese eravamo in possesso di un Nissan Vanette del 1990, apparentemente in buone condizioni. Molto apparentemente.

Eravamo dei sognatori in quei giorni, nelle lunghe ore a lavorare, io al ristorante e Lorenzo in ufficio, non pensavamo ad altro che a dove quel potente mezzo ci avrebbe portato, quali strani luoghi ci avrebbe fatto vedere, a quanti autostoppisti poco raccomandabili avremmo caricato, a come lo avremmo dipinto, abbastanza colorato da sembrare hippie, ma non troppo psichedelico da sembrare due tossici in fuga dalla comunità. Ricordo ancora le parole di quel giovane tedesco che prima di noi ne era il proprietario «In salita va come le bombe!» (traduzione creativa) e «Non ci ha dato nessun tipo di problema». Andammo a letto con il sorriso la sera dell’acquisto. Fu solo la mattina dopo però, ne eravamo proprietari da meno di 20 ore, che trovando la prima multa da 58 dollari per divieto di sosta, passammo dall’esultare al bestemmiare. Senza sapere che era solo l’inizio.

Due settimane dopo, durante una gita domenicale alla Great Ocean Road, Lorenzo ebbe la fantastica idea di schiantarsi contro un’altra macchina, e non una macchina a caso, ma un piccolo, umile, Porche Cayenne nuovo di pacca. Nonostante ciò non ci abbattemmo, continuammo a lavorare per ripagare ai danni, e il giorno dopo il picchio, non volendo essere inferiore, il perfettino che non rompe mai niente, presi una più che simpatica multa da 300 dollari, passando con il rosso. Era passato un mese, non eravamo ancora neanche partiti, e avevamo già collezionato una serie di danni così grande da poter comprare con la stessa cifra un pulmino di colore diverso per ogni giorno della settimana. Forse del mese. Giunse poi il momento della partenza, per qualche secondo di follia ci passò per la mente di fare l’assicurazione, ma capimmo che dopo tutto ciò che era successo non potevamo permettercela. Partimmo così senza, cosa mai di peggio poteva ancora accadere?!

La notte prima della partenza, dipingemmo con una bomboletta di vernice spray da 2 dollari un lato, e rimandammo a data da definirsi l’altro. È ancora bianco. Nel diluvio universale a metà strada tra Melbourne e Sydney, scoprimmo che entrava l’acqua da qualche parte. A Byron Bay ci accorgemmo che bruciava olio. Per non parlare della lancetta della benzina, dell’aria condizionata e della serratura del bagagliaio che ovviamente non funzionavano. Ma gli volevamo bene all’amico van.Tutto andò liscio fino ad oltre Cairns, arrivammo a Cape Tribulation, dove nel giro di qualche secondo, con i soliti rapidi e imprecisi calcoli, decidemmo di aggiungere 4.000km al nostro itinerario, scendendo fino a Uluru, e risalendo poi fino a Darwin. Il viaggio per le infinite strade dell’Outback a 90 km/h fu lungo, lunghissimo, ma accompagnati dal fidato Johnny Cash arrivammo alla meta. Ad Alice Springs ricevemmo un’altra raccolta di multe. La prima per eccesso di velocità, presa da qualche parte nel Victoria, la seconda per non aver pagato il pedaggio a Sydney. Dopo aver ripagato i nostri debiti, risalimmo fino a Darwin, dove fu il momento di separarsi.

Proseguii da solo lungo la West Coast, ma l’astinenza da danni, durò ben poco. Dopo aver evitato di mettere sotto un aborigeno che vagabondava per la strada nella notte, non potei fare a meno di mettere sotto un canguro, che accecato dai miei fari si era bloccato lì, in mezzo alla strada. Non mi accorsi che il paraurti stava per crollare fino al giorno dopo, quando incontrai un tipico camperista australiano, che me lo fece notare, aiutandomi trapanando un miliardo di viti nella carrozzeria per bloccarlo. Dopo qualche altro centinaio di chilometri, forse a causa dell’abbassamento della temperatura, accendere l’amato pulmino al mattino diventò un’impresa. Arrivai a Perth, e decisi di vendere tutto,dopo essere quasi impazzito per l’impossibilità di trovare parcheggio gratis. Misi un annuncio a un prezzo ridicolo, 500 dollari, e dopo averlo fatto vedere a tre persone, riusci a venderlo a due ragazzi inglesi, convincendoli dicendo «In salita va come le bombe!» e «Non ci ha dato nessun tipo di problema!».

Questi sono gli highlights della vita del caro pulmino che in tante avventure ci ha accompagnato. Tante altre storie ci sarebbero da raccontare, da dei bed bugs nascosti non si sa dove, alle formiche, alle centinaia di volte che la batteria è andata giù, per finire con il tentato finto danno per fregare l’assicurazione (non riuscito). Ma un libro intero non basterebbe.