Storie di Dogana – 3 Brevi Racconti dal Confine

Il Ricercato

Atterrare in Australia significa, sempre, dover aver a che fare con gli ufficiali di frontiera. Non è una bella cosa. Al mio arrivo all’aeroporto di Sydney, città di transito per raggiungere dopo pochi giorni l’Asia, mi trovo ad effettuare la solita routine per ottenere l’ingresso alla tanto rinomata città del New South Wales. Mi metto in fondo ad una coda lunga qualche centinaia di persone, e stampo dopo stampo mi avvicino, un passo alla volta, a varcare il confine ed effettuare l’ingresso nella patria della Vegemite. “Neeeeext” – mi chiama l’agente dall’espressione di ghiaccio. Come atteso prende il passaporto, guarda il passaporto, guarda me, e poi il computer. Invece di stamparlo però, questa volta ripete la procedura. Gurada il passaporto, guarda me, poi il computer. Poi ancora. Passaporto, me, computer. Passaporto, me, computer. C’è qualcosa che non va. Senza rivelare niente, alza la ricetrasmittente e chiama un collega in aiuto “Desk 4 please”. “Segua l’agente” – mi dice con lo stesso entusiasmo di chi ti vuole vendere più patatine al McDonald’s. Il secondo ufficiale mi porta quindi ad una scrivania, e la procedura si ripete, in completo silenzio. Passaporto, me, computer, Passaporto, me, computer. Cinque minuti passano, e lo stampo non arriva. Ci raggiunge però un terzo ufficiale, visibilmente di grado più alto. Prende il passaporto, lo guarda, poi guarda me e poi il computer. E poi di nuovo. E ancora. E infine arriva il verdetto – “Non è lui quello che stiamo cercando” – e mi lasciano andare.

Le Palle

“Giovanotto, cosa sa dirmi delle sue palle?”
“Mi scusi?”
“Le palle, giovanotto, le palle! Cosa sono?”

C’è da sapere che i regolamenti neozelandesi su cosa si può portare o non portare all’interno del paese sono molto, molto, stretti. A buona parte di tutta la materia organica estranea a questo Paese non è concesso l’accesso per il rischio di contaminazione che questo gruppo di beni possono portare ad un ecosistema così delicato come quello di Aotearoa. Non si può portare da mangiare, non si possono portare piante o tantomeno animali, terreno attaccato alle scarpe, e così via. Apparentemente anche le mie palle appartenevano a questa categoria. Il mio arrivo all’aeroporto di Auckland dopo un milione di ore di volo, l’agente addetto a scannerizzare gli zaini sospetti, nota qualcosa che non va. La richiesta di informazioni così dettagliate però mi mette un po’ in confusione, e così l’ufficiale, stanco dell’ennisimo rincoglionito in jet-lag che tarda a rispondere alle sue domande, punta il dito sullo schermo dello scanner – “Le palle! Cosa sono?”. “Aaaah, le palle! Ci gioco, sono innocue” rispondo io vedendo l’immagine. “Dovrò tagliarle per vedere cosa c’è dentro” mi risponde senza accenno ad una possibile contrattazione. “È proprio necessario?”

Le palline da giocoliere che mi portavo nello zaino erano fatte di riso, o qualcosa del genere, e il riso, o qualcosa del genere, in Nuova Zelanda non può entrare. “Vi è la possibilità di sanitizzarle per 35 dollari e recuperarle domani, oppure, per te, posso buttarle via gratis”. Dato il valore, decido di abbandonarle al loro destino.

“Sono sicuro che troverai altre palle con cui giocare giovanotto” mi conforta l’agente, rinunciando alla sua paralisi facciale e accennando un sorriso. Peccato che abbia proprio ragione.

Le Manette

Il mio amico Jonas era arrivato in Australia da studente. Voleva stabilirsi. Durante la sua festa d’addio, in Brasile, qualcuno pensò bene regalargli un paio di manette pelose. Rosa. Come portafortuna. Nello scegliere se cadere nella fossa della vergogna lasciandole a casa, e di conseguenza permettendo ai suoi familiari di trovarle e immaginare ogni possibile scenario di utilizzo oppure nasconderle nello zaino e sperare in un reale scenario di utilizzo, decise per quest’ultima. Ciò che accadde però, non fu l’aspettato.

“Porta con sé un’arma per caso?” chiese l’agente allo scanner dell’aeroporto di Brisbane.
“Un arma? No, no, certo che no..” rispose Jonas non cogliendo il riferimento.
“Sa che è illegale nascondere il possesso di un’arma di fronte alle autorità di confine?”
“Mi scusi..?”
“Cosa sono le manette?”
“Ahhhh..ehm..un giocattolo sessuale..”
“Mi dispiace non approviamo questo genere di oggetti in Australia. Sono molto simili a manette reali, potrebbero ferire qualcuno.”
“Perché voi utilizzate manette pelose rosa?”
“Vada, per favore, vada.”