Dispacci dalla Strada #10: Hat Yai

Sono seduto in uno dei sedili in finta pelle del treno numero 170 con partenza da Hat Yai e arrivo a Bangkok. La mia è la carrozza numero due appena dietro il motore che trascina questo lungo serpente di metallo in direzione nord. La locomotiva viaggia lentamente su una coppia di rotaie strette ed arrugginite che tagliano lunghe distese di alberi da gomma dalla quale corteccia scura pende, legata ad un filo, una piccola scodella nera di plastica a raccogliere il liquido bianco che cola dalla pianta, che sarà poi portato al mercato dai contadini e venduto a cinquanta centesimi al litro per poi essere utilizzato nella fabbricazione di pneumatici o preservativi, come mi aveva raccontato la guida a Bukit Lawang, in Indonesia. Ma questo non importa, torniamo al treno.

Il mio è il primo vagone passeggeri del treno. La carrozza numero due è una carrozza di seconda classe. Al momento vi sono soltanto sei persone a condividere questo spazio con me, forse sette, dato che non riesco a vedere se qualcuno è seduto dietro di me. Nelle carrozze di seconda classe dei treni thailandesi si può dormire. In tutte le carrozze si può dormire in verità, non è che in quelle di terza classe è vietato, se hai sonno dormi, è che dalla seconda classe in su hanno i letti, è più comodo. Poi ognuno fa quello che vuole. I letti delle carrozze di seconda classe non sono in realtà letti per ventiquattro ore al giorno. Quando sali, a Hat Yai, trovi soltanto sedili. Questi più tardi verranno aperti a formare i letti veri e propri. Ma come ho detto è permesso dormire sui sedili anche. Se uno ha sonno. Nel mio vagone, come negli altri di seconda classe, si trovano due file di sedili, parallele ai grandi finestrini che illuminano l’interno prima del tramonto. In ognuna delle due file ci sono circa venti sedili, per un totale di quaranta. quelli in finta pelle che dicevo prima. Credo che siano quaranta, ma potrebbero essere trentasei o magari anche trendadue. Trentaquattro no e neanche trentotto. Non possono essere trentaquattro o trentotto perché sono divisi in due file e se fossero trentaquattro o trentotto le file singole sarebbero di diciassette o diciannove, che non avrebbe senso perché poi in ognuna delle file i sedili sono divisi a coppie, e se le file fossero dispari ne rimarrebbe uno fuori, che è impossibile perché per creare uno di quei letti che dicevo prima servono due sedili, con uno non si può. Forse si può fare un mezzo letto, ma che senso avrebbe, non ho visto neanche un nano sul treno. O forse un letto per bambini, in quel caso sì i sedili potrebbero essere trentadue, trentaquattro, trentasei, trentotto o quaranta che era la mia stima iniziale. Potrei contarli così sarei certo di quanti sedili sono presenti nella carrozza, ma credo che la mia stima sia abbastanza vicina alla realtà e forse non è così importante sapere quanti sedili ci sono in questo vagone. In tutto il treno sì, quello sarebbe un numero interessante. Magari li conto domani mattina, tanto ci vogliono venti ore ad arrivare.

In ogni fila, come dicevo, i sedili sono divisi in coppie. Ogni coppia di sedili, messi uno di fronte all’altro, come a guardarsi in faccia, se avessero una faccia anche se non ce l’hanno perché sono sedili ma era per rendere l’idea, è divisa dalla coppia di dietro e da quella davanti da una parete di metallo di circa settanta centimetri di larghezza e due o tre di spessore che fa angolo con la parete del treno, che formano una specie di rettangolo aperto sul corridoio centrale così volendo uno può parlare con l’altra coppia di seggiolini alla propria sinistra se si è seduti nel sedile rivolto verso nord o alla propria destra se si è seduti sul sedile rivolto verso sud. Non si deve parlare, però se si fa amicizia dico. O se si è un gruppo di quattro ad esempio, in quel caso questa struttura è molto comoda e non importa neanche fare amicizia, perché gli amici nei seggiolini di lato al nostro sono già lì accanto, divisi soltanto da un corridoio. E dalle persone che passano per andare in bagno, a volte, e da quelli che vengono a vendere patatine di banana e fanta alla fragola, più spesso. Nel caso in cui non si voglia o riesca a fare amicizia oppure se le interruzioni non rendono la conversazione piacevole si può guardare sempre fuori dal finestrino che di solito non è male. Finché non fa buio poi è male, perché non si vede niente. Cioè qualche luce ogni tanto, ma niente per cui valga la pena aspettare insomma. Ora la luce accesa che prima illuminava le piantagioni di gomma e le palme è passata ad essere di un giallo scuro, quasi arancione ma non ancora, e le piantagioni di gomma e le palme sono passate dall’essere piantagioni di gomma e palme ad essere piantagioni di riso. Curiosità: la Thailandia è il più grande esportatore di riso al mondo. Non a caso ci sono piantagioni di riso fino a che l’occhio riesca a vedere, che di solito è abbastanza distante se no ti devi mettere gli occhiali.

I sedili di ogni coppia, uno di fronte all’altro sono molto spaziosi, più del dovuto, ma non reclinabili, a causa delle pareti che gli stanno dietro. Non so se mi sono spiegato su come sono messi questi sedili ma non importa perché fra poco si trasformeranno in letti. Le pareti però rimarranno uguali. Non potrebbero cambiare molto anche volendo, sono lì, fissate. L’unica cosa che serve forse sarebbe una mano di vernice. Oggi le pareti sono di un giallo chiaro che un tempo era bianco, graffiate, scrostate agli angoli. Non è che mi lamento è solo un osservazione. Le possono dipingere con calma, non c’è problema, quando il treno è fermo magari che è più facile e viene un lavoro fatto meglio. Forse l’ultima volta l’hanno fatto sul treno in movimento che è pieno di gocciolature. Forse era tipo per Natale o Capodanno quando sui treni non c’è nessuno. Hanno approfittato. Non gli è venuto tanto bene però. Magari l’ha fatto il controllore, che non aveva niente da fare perché non c’erano passeggeri dato che era Natale o Capodanno, e non un pittore vero.

Tra le due pareti quindi ci sono due letti e il finestrino grande che ora illumina sempre meno perché il sole sta andando giù. Sopra al finestrino, parallelo alla parete, c’è un letto chiuso a base di metallo dipinta della stessa vernice delle pareti di prima, che una volta aperto forma il letto superiore. ll letto inferiore invece è formato smontando i due sedili e unendoli attraversi un materasso. Un letto a castello si forma quindi in questo miniscompartimento, ma perché questo avvenga è necessaria la presenza di un uomo che è dedicato a portare a termine questa delicata operazione. Quando il sole è completamente calato intorno alle diciannove, si presenta una persona magra e molto alta per preparare i letti. Credo che l’altezza sia stato un fattore decisivo al momento dell’assunzione, perché il letto di sopra è abbastanza in alto e non è così facile arrivarci. Se non si è alti dico, se si è alti come lui è facile, non c’è problema, infatti lo apre subito. Anche la magrezza aiuta devo dire, nel corridoio stretto quando le persone passano per andare in bagno che non gli puoi mica dire aspetta devo preparare i letti che quelli si stanno pisciando addosso, li devi far passare e se sei magro è più semplice. anche se comunque penso che questo non sia stato decisivo per il datore di lavoro, non credo abbia pensato questo è magro prendiamolo, ma più questo è alto prendiamolo, e poi al momento del lavoro vero e proprio avrà notato che era anche magro e si sarà compiaciuto con sé stesso per aver fatto la scelta giusta. Ed è bravo il ragazzo a fare i letti metre il treno è in movimento. Sono comodi, anche se quello non è grazie a lui è solo perché il materasso è morbido, ma anche le lenzuola sono messe bene, molto meglio di come le metterei io su un treno in movimento, o anche su uno fermo, o anche a casa se è per quello. Ma non sono un professionista, e neanche sono alto alto e magro magro, che ci posso fare, infatti sono qui a scrivere un blog mica a mettere lenzuola. Ognuno ha le sue di passioni, se no sai che palle se eravamo tutti a mettere lenzuola tutto il giorno, anche quelli bassi che poi finiscono per metterle tutte storte e quelli grassi che fanno pisciare addosso la gente e poi chi pulisce per terra se siamo tutti a mettere lenzuola sui letti.

Poi per informazione, anche se a questo punto non importa più dirlo ma me ne sono scordato all’inizio, il treno era tre o forse più ore in ritardo. Di solito sono puntuali diceva uno alla stazione, ma oggi no, non era puntuale. Il problema è che il segnale che il treno è in ritardo nella stazione di Hat Yai è in thailandese e loro non è che parlano diverso e basta, scrivono diverso anche cioè non con una combinazione di lettere diverse come tipo in tedesco, proprio con simboli diversi che anche volendo indovinare non lo sai. Gli piace tenerselo per sé che il treno è in ritardo e te stai lì che aspetti e pensi vabbè arriverà, ma non arriva. O forse di solita arriva come diceva quello alla stazione quindi il problema non si pone, però capita che il treno è in ritardo lo potrebbero scrivere anche in inglese o in italiano se vogliono dare un servizio completo e magari uno gli dice anche bravi, grazie, ora posso andare a aspettare nel ristorante e non qui sotto il sole che fa caldo. Ma magari è sempre il conduttore che fa i segnali e non è che può fare tutto lui qui, timbrare i biglietti, verniciare le pareti per Natale o Capodanno, scrivere i segnali, imparare le lingue. È un essere umano mica una macchina lasciatelo in pace, almeno per Natale.

Durante la notte ci sono delle tendine che si possono chiudere sul letto di modo che volendo nessuno ti vede mentre dormi, perché può succedere che magari uno passa per andare in bagno e al ritorno si ferma a guardarti mentre dormi perché non hai chiuso la tendina. Che se continui a dormire non è un problema, anzi magari va bene a entrambi, a lui gli piace guardarti e a te ti piace dormire, siete tutti contenti. La cosa non piacevole invece è quando ti trovi a guardare qualcuno che magari vorresti che avesse chiuso la tenda ma o se ne è dimenticato o magari non è abituato a chiudere le cose che ha una casa fatta con una stanza sola. Tipo il vecchietto dietro di me, in diagonale però, che ha deciso di dormire seminudo con la tenda aperta, e te magari ti giri per prendere l’iPod dallo zaino e ti trovi con questo con una palla sudata che gli fa capolino dai boxer. Che va bene eh, non è che uno va in un paese straniero e si lamenta degli usi e costumi, cioè io non è che vado in Arabia Saudita a dirgli che le donne sono troppo vestite, e quindi magari anche qui è accettato avere un testicolo volante, non lo so, però così a tradimento quando ti giri senza aspettartelo. È pericoloso, uno magari si spaventa e casca dal letto, e se sei quello di sopra c’è da farsi male. Io ero quello di sopra perché il letti di sopra costano meno, tipo un paio di euro meno. Ora ho capito perché, perché è pericoloso, non sai chi ti capita intorno, e magari ti svegli nella notte apri la tenda per dare un’occhiata intorno e trovi oggi una palla domani un piede o un ginocchio, lì nudi. Uno mi dirà ma un ginocchio non fa mica paura, ma che ne sai, non fa paura a te non siamo mica tutti uguali, magari è un ginocchio di donna e te vieni dall’Arabia Saudita e non l’hai mai visto un ginocchio nudo può coglierti di sorprese, che ne sai. Non siamo mica tutti viaggiatori qui che di cose nel mondo ne ha viste tante, magari uno è in viaggio per affari, mandato dall’azienda e neanche ci voleva venire qui e si trova di fronte a una parte del corpo che dalle sue parti non si mette così in esposizione. Chiudetele le tende nei treni, che poi vi danno la colpa per gli incidenti. Cioè a me quella palla sudata e rugosa un po’ di effetto me l’ha fatto, non proprio un salto, però un po’ di impressione sì, tanto che stavo per pigiare Play su una canzone di Pink ma meno male che me ne sono accorto in tempo. Sai quando hai le canzoni di merda sull’iPod perché un amico ti ha passato una cartella con trecentocinquantasei canzoni e te ti fidi quindi la metti tutta sull’iPod ma poi ti rendi conto che hai sbagliato a fidarti perché ti rendi che il tuo amico ascolta solo musica merda e ti chiedi come fai ad essere amico, o anche solo conoscere qualcuno che ascolta quella roba lì e così decidi di porre fine all’amicizia perché Pink non la fanno sentire neanche in prigione. Ecco.

Sull’iPod non si possono cancellare le canzoni, lo devi collegare al computer e poi cancellarle da lì, e che palle, la dovrebbero mettere la funzione che cancelli le cose direttamente dall’iPod. Se non ti piace non la ascoltare e basta potrebbe dire qualcuno, ma a volte ti da noia proprio leggerlo li il titolo, è il nome che è fastidioso, che rovina la reputazione a tutti gli altri che ce l’hanno fatta ad arrivare lì, dentro il tuo iPod. E poi proprio mentre cercavo di contare quanta musica di merda avevo collezionato negli anni è finita la batteria, e ho odiato il mio amico un po’ di più. Così dormo, e non si sta male su questi treni thailandesi, le lenzuola sono pulite e non ci sono topi, o almeno io non li ho visti forse sono tutti nel vagone ristorante o forse anche loro hanno visto il testicolo al fresco e hanno cambiato vagone. Non lo so, ma questi treni non sono male, confortevoli, ecco così li descriverei confortevoli più di tanti hotel in cui sono stato, a parte per la palla ma non si può essere perfetti. Potrei quasi quasi farci l’abitudine a questi treni se mi ricordo di caricare l’iPod.

Vengo svegliato da quello alto e magro che viene a smontare i letti poco prima di arrivare a Bangkok. Ma non li puoi smontare quando arriviamo gli dico, ma no non può, mi dice senza dirmi però perché. Quindi mi alzo e con le sue lunghe braccia toglie le lenzuola con la stessa grazia con cui le aveva inizialmente posizionate, chiede al vecchietto dietro di me in diagonale di mettere tutte le sue parti del corpo al proprio posto e riapre i sedili chiedendo a tutti di abbandonare la posizione orizzontale che siamo quasi arrivati. Così si riaprono i finestrini e tutti un po’ spettinati si rimettono a sedere, a parte quelli che stanno andando in bagno passando dietro al ragazzo alto che smonta i letti, che di mattina sembrano essere di più che durante il resto della giornata. Ripassa anche quello che vende patatine alla banana e fanta rosse, noto che ha anche della birra, ma di mattina alle sette non mi va. Non senza biscotti almeno. Dopo poco i freni del treno cominciano a fischiare segnalando che siamo arrivati in capitale, che è l’ora di scendere. A Bangkok ci deve essere un fuso orario strano mi dico, perché la mattina deve essere iniziata già da cinque o sei ore almeno dal casino che c’è, ma che vuoi questa è Bangkok, la città che non dorme mai, mica come me che sono in piedi ma ancora mi devo svegliare. Così mi do una scossa, mi oriento e prendo un autobus per andare dove devo andare, che per ora ha poca importanza.

Ciò che ha importanza invece è perché ho scritto tutto questo, non perché ci fosse una storia da raccontare o perché c’è un premio per chi arriva alla fine, ma semplicemente perché ho pensato che il miglior modo per rendere l’idea di cosa si provi a stare venti ore su un treno sia leggere duemilacinquecento parole che non parlano di niente. Quindi ecco, questa è la sensazione più vicina a ciò che si prova a stare venti ore su un treno.

Fine. (E questo è ciò che si prova ad arrivare).