Resoconto di 6 Mesi in Sud Est Asiatico

Non è la prima volta e probabilmente non sarà l’ultima ma la possibilità di passare un periodo di tempo lungo abbastanza da poter mettere in secondo piano le attrazioni di una regione non capita spesso quanto si vorrebbe, o almeno quanto vorrei. Sono passati sei mesi da quando è cominciato il viaggio verso occidente dalla punta meridionale dell’Asia e oggi mi trovo a Chiang Mai, a meno di metà del percorso dopo alcune migliaia di chilometri non sempre lineari che mi stanno riavvicinando a quello che quasi quattro anni fa è stato il mio punto di partenza, l’Italia. Questo è un riassunto degli ultimi centottanta giorni di viaggio in sud-est asiatico.

L’itinerario

Ho raggiunto il piccolo aeroporto di Dili, in Timor Est, a metà febbraio con un volo Air North da Darwin, in Australia, che a sua volta ho raggiunto dalla Nuova Zelanda, dove ho vissuto negli ultimi due anni. Sulle due file di sedili del piccolo aereo che in un paio d’ore ha attraversato la linea immaginaria che separa due continenti si contavano al massimo una decina di persone. Piloti compresi. Perché il Timor Est? Per lo stesso motivo per cui la domanda stessa si pone. Perché il Timor non ha risposte immediate e perché l’inevitabile Banana Pancake Trail sul quale, volente o meno, sarei (ri)finito non dava, almeno mentalmente, gli stimoli necessari. Dopo un breve circuito in questo piccolo territorio ha seguito l’Indonesia, prima con la parte occidentale della stessa isola, raggiungendo Kupang dopo aver passato il confine terrestre ad Atambua, e poi con Flores e poi ancora Lembata, raggiunte in un non troppo piacevole traghetto notturno. Economy class, me l’avevano sconsigliata.

L’Indonesia è troppo grande per qualsiasi visto e la brutta stagione mi ha costretto a spingere fino a Komodo, e poi fino a Bali, dalla quale ho raggiunto Yogyakarta per una lunga sosta forzata per rinnovare il permesso turistico. Java contiene la maggior parte dell’immensa popolazione indonesiana, quarta nel mondo per dimensione e tra un vulcano e l’altro mi sono avvicinato alla punta ovest fino ad arrivare al traghetto che ha salpato per Sumatra, sulla quale le aspettative si mantenevano alte. Risalendo la spina dorsale di questa immensa foresta pluviale circondata dal mare in un viaggio tragicomico ho raggiunto Toba e poi Bukit Lawang, la finestra sulla giungla degli Orang Utan. Da Medan i traghetti per la Malesia non partono più, e così è stata Tajung Balai a collegarmi con Port Klang, un orizzonte senza fine fatto di container colorati che rappresenta al meglio il cuore commerciale di Kuala Lumpur.

Con il primo volo del mio viaggio senza volare sono arrivato a Kuching, nel Borneo malese, dove la striscia d’asfalto che si stende parallela al mare mi ha portato fino ed oltre Kota Kinabalu, a Sabah, passando dal curioso Sultanato del Brunei. Da KK poi di nuovo a KL, per non perdersi neanche un centimetro di terreno. Salendo lungo il percorso più battuto della Malesia, fino a Penang facendo tappa sulle Cameron Highlands, ho chiesto il visto thailandese e ho proseguito fino a Bangkok, da dove, quasi immediatamente, ho girato le spalle per tornare in giù, verso le isole. Prima quelle del golfo, poi quelle di Trang. E poi? E poi Hat Yai, a prendere il treno per Bangkok, che mi rivede per la quarta, o quinta volta almeno. A questo punto è sono finite le pagine del passaporto, cosí la decisione di una sosta prolungata a Chiang Mai in attesa di un nuovo documento per ripartire.

Costi

Mentre in alcune situazioni avrei potuto o voluto spendere meno, in generale sono riuscito a rientrare nei costi previsti, spendendo in totale una cifra di circa 3.400 – 3.600 € per sei mesi. Questi hanno incluso tutto, dai voli finti comprati per ottenere alcuni visti, alle fregature, al rinnovo del passaporto a Bangkok per aver finito le pagine, ad un volo per la Birmania non ancora utilizzato, fino alle spese di commissione per ogni prelievo all’ATM. L’unica spesa aggiuntiva è stata un computer nuovo, dopo aver fuso il vecchio in seguito a tre anni di diligente servizio. Ho viaggiato per il primo mese da solo, e questo è stato leggermente piú costoso non potendo dividere alcuni costi. Da Marzo in poi ho viaggiato in coppia. Il paese che si è rivelato il piú costoso è stato anche quello meno turistico, il Timor Est, dove in poco meno di due settimane ho speso 383 dollari americani. L’Indonesia potrebbe essere considerato il paese più economico ma alla fine dei conti ho finito per spendere poco meno in Malesia, notoriamente uno dei paesi piú cari del Sud Est Asiatico. In Indonesia é normale mangiare con un Euro e non ho mai speso più di 7 per dormire, con una media che si aggira tra i 3 e i 4 Euro per la mia metà di una camera doppia. Gli spostamenti, seppur con i mezzi pubblici, hanno inciso sul budget date le distanze immense di questo paese, e se a questi si aggiungono alcune complicazioni per ottenere il visto e alcune visite ad attrazioni come Borobudur, Komodo e gli Orang Utan di Bukit Lawang ecco che si forma il totale. In Malesia, dove invece dormire costa solitamente tra i 5 e gli 8 Euro a testa per un letto d’ostello o una camera doppia e anche il mangiare puó raddoppiare, ho speso poco sotto i 1.000 Euro per 53 giorni. Ho visitato sia la penisola che il Borneo, con una breve sosta in Brunei, ma sono riuscito a risparmiare sulle attrazioni, essendo la maggior parte dei punti d’interesse visitabili in modo autonomo, e sui trasporti in quanto le distanze sono in genere abbastanza brevi in confronto all’Indonesia. Il viaggio in Thailandia si è diviso in due periodi, il primo mese nelle isole del Sud e il secondo fermo a Chiang Mai, nel Nord. Il primo mese mi sono mosso spesso e non sempre è stato possibile risparmiare, in particolare sulle isole in cui il cibo di strada non è disponibile, ma ho schiacciato i costi durante il secondo mese, rientrando cosí nel budget.

Sono riuscito a mantenere i costi di questa parte del viaggio relativamente bassi eviando di bere alcol spesso, in particolare nei paesi musulmani dove anche la birra è cara, mangiando per strada il 90% delle volte e dormendo sempre dove costa meno. Ho partecipato a tre tour organizzati quando non era possibile fare altrimenti, oltre a dover acquistare un nuovo computer ho avuto altre spese accessorie che normalmente non esisterebbero (sono incluse però nei 3.400 Euro), e quindi a mio parere è possibile, tirando ancora la cinghia, percorrere la mia stessa strada risparmiando altri 500 Euro senza grosse difficoltá.

Resoconto

Il viaggio fino ad oggi é andato liscio e non si sono presentati ostacoli veri e propri. È vero peró che seppure all’inizio mi è capitato piú spesso essere l’unico straniero in circolazione che il contrario, da Bali in poi, tranne alcune eccezioni come la tappa non prevista a Tajung Balai e alcune isole come Koh Muk e Koh Kradan in Thailandia, mi sono trovato a salire su un percorso abbastanza turistico. Questo è il bello e il brutto del sud-est asiatico, dove è facile muoversi ma poco è inesplorato, né la giungla di Sumatra, né l’ormai ricco Borneo, per non parlare della Thailandia. Questo ovviamente era previsto e spesso l’unico motivo perché un luogo sia effettivamente accessibile. Se non il percorso ho comunque viaggiato con tempi differenti rispetto a quelli dei piú, fermandomi quasi ovunque piú a lungo del normale visitatore, prendendomi il tempo di entrare a contatto con alcuni luoghi e di conseguenza guardarli da una prospettiva differente.

A livello culturale il Brunei è stato un luogo interessante perché diverso ed essendo giá stato in Asia diverse volte trovarsi nel paese di questa regione dove l’impronta islamica è piú pesante è stata una novitá, ma in Timor è dove mi sono trovato nella situazione piú intensa. L’Indonesia si è rivelata una corsa contro il tempo e neanche due mesi sono bastati a visitarla a fondo, ma i pochi punti che sono riuscito a toccare sono valsi certo la pena, da Komodo a Yogyakarta e il vulcano Merapi, fino alle disavventure di Sumatra. La Malesia, e il Borneo in particolare, credo siano stati i luoghi piú difficili da interpretare. Nonostante il basso costo della vita non è piú considerabile un paese del terzo mondo e incontrare una popolazione che, almeno nelle cittá, vive in modo moderno può deludere chi raggiunge questo paese in cerca di una cultura rurale. Credo che partire con delle aspettative sia giá un errore, e la Malesia è interessante a modo suo. La popolazione non è curiosa nei confronti dei visitatori come altrove, qui non è una novitá, e questo puó esser mal recepito. In realtà diventa un vantaggio, significa essere persone normali ed avere piú spazio di movimento. Il Borneo è lontano da ció che si immagina, niente cacciatori di teste, pirati o foreste inaccessibili, ma cittá pulite, tante piantagioni di olio di palma (che hanno raso al suolo la giungla), e alcuni parchi nazionali per ricordare come era un tempo. Certo questi parchi sono stupefacenti e il numero di animali che si possono vedere da una barca sul fiume Kinabatangan è alto come in pochi altri luoghi in questa regione del mondo, ma é importante capire che queste aree protette sono ormai piccole eccezioni. E la Thailandia? Per me è la quarta volta in questo paese, ma rimane sempre piacevole da visitare. Piacevole peró non sempre è stimolante, perchè qui é veramente tutto troppo facile. Il cibo peró rimane sempre il migliore.

Prossime tappe: Laos, Birmania e se tutto va bene, India.