Non Sarai Mai Pronto per l’India

Per l’India non è possibile partire preparati. Non importa quanto se ne sia sentito parlare, in quanti ci abbiano detto la solita frase “o la ami o la odi”, o quante immagini si abbia osservato. È inutile, perché ciò che riusciamo a vedere con gli occhi è forse la parte più piccola di una serie di sensazioni che prendono forma messo piede fuori dall’aeroporto. Non so esattamente quanto tempo sia necessario ad abituarsi a ciò che è la normalità in India, ma ciò di cui ci si trova circondati è, nelle prime 48 ore almeno, troppo da elaborare. Non sarai mai abbastanza pronto per ciò che troverai, ma ecco cosa ci si può aspettare all’arrivo:

Il numero di persone

Se al primo impatto, quello durante la collezione dei bagagli all’aeroporto, ti viene da pensare “che casino”, aspetta di uscire per strada. Non credo che ci siano numeri abbastanza grandi per contare quante persone vivano le città in India. Basta un giro per le strade di Old Delhi, o cercare di arrivare alla stazione di Howrah a Calcutta attraversando il ponte più trafficato al mondo (due milioni di persone al giorno), o il Golden Temple di Amristar, e ci si troverà all’interno di un fiume umano nel quale è facile annegare. Ma non è soltanto il numero di persone, è il numero di persone che occupano lo stesso spazio. Un sedile da tre persone? Ci entrano in sette. Un tuk tuk da due posti? Ci si stringono in nove. Bisogna lasciarsi alle spalle lo spazio vitale a cui siamo abituati e adattarsi al fatto che ci sarà sempre qualcuno molto, molto, molto vicino a noi. Che può che può causare una risata, o un attacco di claustrofobia.

Gli escrementi

Qualcuno potrebbe ancora avere in mente l’idea di un luogo che profuma di spezie e d’incenso, ma lasciami smontare questo mito perché ciò che ti aspetta è ben altro. L’olfatto in India avrà molte volte l’occasione di andare su di giri, ma non sempre in modo piacevole. L’odore che tra tutti però diventerà il più familiare è quello di merda. Il problema è che non sono solo le migliaia di mucche, libere e sacre, a scaricare i loro rifiuti un po’ dove capita, ma anche, e soprattutto, gli esseri umani che di ogni angolo fanno un bagno pubblico. E se di fronte a uno spettacolo del genere chiudere gli occhi è facile, chiudere il naso è un po’ più difficile. Gli odori non si fermano ovviamente agli escrementi, smog, fognature aperte, discariche abusive, gente che brucia plastica e tutto ciò che sia infiammabile sui marciapiedi, compongono il resto dello spettro olfattivo. E poi c’è l’incenso.

I suoni

Non apprezzerai mai il silenzio quanto dopo un viaggio in India. Arrivando diventa chiaro come mai tutte le principali tecniche di meditazione siano state inventate proprio qui: se non ci si chiude in un ashram isolato, non c’è luogo abitato che sia immune da un unico, grande, ininterrotto clacson. Si può godere delle viste, dei sapori, di alcuni degli odori, ma dei suoni? Impossibile.

Le foto ricordo

All’inizio vuoi essere gentile. Sei appena arrivato in fondo, se qui per entrare in contatto con i locali. E così accetterai quando qualcuno ti chiede una foto. Ma poi arriverà qualcun altro, e qualcun altro ancora, e prima che tu te ne accorga sarai su ogni profilo Facebook del continente. Non è chiaro perché ogni indiano sembra voler provare ai suoi amici di avere amici stranieri. Non è chiaro perché lo fanno tutti, si sa che non siete davvero amici. Rimane un azione inarrestabile. A nessuno interessa da dove vieni, come ti chiami o cosa fai. Tutto ciò che vogliono è una foto. E faranno di tutto per ottenerla.

Il dito nel piatto

Se c’è un errore che non devi commettere, è dare un’occhiata all’interno di una cucina indiana. Non lo fare. Mai. Questo non ti eviterà di notare che le dita sono affondate nel tuo mangiare, che le posate sono pulite con lo straccio con cui si puliscono i tavoli, e che i tavoli sono puliti con lo straccio con cui si pulisce il pavimento, ma almeno limiterà i danni. Non esiste il concetto di igiene in India, prima accetterai questo fatto prima comincerai a mangiare di gusto. L’unica differenza tra street food e un ristorante, è che nel ristorante non vedi come cucinano. In India, poi, si mangia con le mani. Con la mano destra per l’esattezza, perché con la sinistra ci si pulisce il culo. La mano sinistra è considerata la mano sporca, ma nonostante non si utilizzi per mangiare, non sembra impedirgli di usarla per cucinare.

I topi

Non ci sarà molto da mangiare per gli esseri umani in alcune parti dell’India, ma i topi stanno alla grande. Sono ovunque. Il treno è senza dubbio il loro mezzo di trasporto preferito e ogni tanto si vedono passare velocemente sotto alla cuccetta, ma non mancano di frequentare ristoranti, strade e anche gli hotel più economici. Non voglio dire che ai topi ci si abitua, perché continuano a fare schifo non importa quante volte si incrocino, ma dopo un po’ si inizia a aspettare di vederli.

Gli hippie

Non sono estinti, gli hippie esistono ancora. Europei scalzi che vengono a cercare se stessi in India perché nella opprimente società capitalista occidentale hanno perso la via. Li trovi vaganti per le strade nei loro pantaloni viola in fibra di canapa con gli occhi che luccicano di fronte all’autenticità di questo popolo così onesto e generoso. Qui non si perdono perché vanno tutti negli stessi posti. All’arrivo, nelle prime 48 ore li troverai al Main Bazaar di Delhi a bere bhang lassi, per poi dirigersi a Rishikesh in fila indiana per seguire gli insegnamenti di un baba che è li ad attenderli. I baba sono gente vestita di arancione.

L’amore per i soldi

In quella fuga dall’opprimente società capitalista occidentale si arriva in India e ci si trova ad aver a che fare con un popolo che ama i soldi più di quanto li amiamo noi. Sì perché uno pensa che qui sono tutte preghiere, fiorellini e sorrisi, ma questa non è l’impressione quando si mette piede in una qualsiasi delle grandi città, a meno che questa impressione non ci si forzi ad averla per non rimanere delusi. Gli indiani se possono fregarti, ti fregano, e non ci pensano due volte. C’è chi non se ne accorge perché qualche euro non cambia niente e chi fa finta di non accorgersene perché non è quello che si vorrebbe raccontare a casa, ma è qualcosa con cui ci si scontra ogni giorno e alla quale, ancora, ci si deve adattare. Non c’è criminalità, non avvengono furti, ci si sente al sicuro. Ma è un paese di affaristi e persone che troveranno ogni modo legittimo ti entrarti in tasca. Se sei bianco il doppio del prezzo è un buon prezzo. Con tutte le giustificanti del caso, ossia che fanno bene a fregarci che tanto noi i soldi ce l’abbiamo e che ogni spicciolo fa la differenza in un posto dove la vita vale così poco, spesso si supera il limite e ci si rende conto che linea che separa un bisogno da un’ossessione è molto sottile. Anche chi crede di avere una certa esperienza nel viaggiare in paesi del terzo mondo e sa come muoversi tra tassisti e venditori, in India non c’è tecnica che regga, il tentativo di fregarti è talmente costante che prima o poi avrà successo. Il bello è che magari non te ne accorgi, e quindi va bene così.

La fila

Dato il numero di persone, non esiste biglietto che non richieda una fila chilometrica per essere comprato. Il problema è che in India la fila non è una linea retta. È più un triangolo. È una lotta, in cui la pazienza non paga. Bisogna spingere ed essere spinti, sgomitare, litigare, allargare le braccia, conquistarsi ogni millimetro di spazio. E poi amici come prima.

La burocrazia

Ecco, qui la pazienza aiuta. Non a portare le cose a termine ma ad evitare che una furia omicida si scateni su chiunque si incontri. Nel resto del mondo per comprare un biglietto del treno si va allo sportello e si compra il biglietto del treno. In India si va allo sportello, poi si viene mandati ad un altro sportello, dal quale si viene spediti ad un ufficiale, che poi ci accompagnerà ad un ultimo sportello, nel quale ci viene detto di compilare un foglio, dopo il quale ci viene chiesto il passaporto che abbiamo lasciato in guesthouse, quindi andiamo in guesthouse e torniamo alla stazione, ma poi c’è la fila, così facciamo la fila, ma poi il treno è pieno così ne prenotiamo un altro, ma questo parte da un’altra città e arriva in un posto dove non volevamo andare. Chi lavora in organizzazioni governative, come le ferrovie, è solitamente disponibile e di aiuto, ma questo non facilità le cose perché tutto sembra essere più complicato del necessario. Il treno va sempre prenotato in anticipo, per ogni hotel in cui si entra vanno compilate due pagine di moduli, per alcune aree sono richiesti permessi speciali.

Viaggiare è anche uscire dalla propria zona di comfort. Non c’è luogo migliore dell’India per farlo.

  1. come si suol dire: sweet baby jesus…

    sono un'appassionata viaggiatrice, ma pienamente consapevole del fatto che passeranno anni prima che io riesca anche solo ad avvicinarmi all'India!

  2. Una descrizione magistrale! E sono lieto di non essere l'unico che pur avendo amato e odiato l'India (l'amore e odio è inevitabile, credo), non è finito con un paio di pantaloni viola di canapa a bere lassì e far finta che sia tutto normale.

  3. Con te ero abituato da tempo, ma non ti ho mai riferito quanto bene mi faccia nel panorama di blogger e giornalisti di viaggio leggere cose non scontate.. anzi, che mostrino le diverse prospettive di cui è costituita la realtà. Mi fa sentire meno solo visto che tutti si aspettano solo descrizioni entusiaste. Sarò tarato male, ma sapere il rovescio della medaglia non mi priva del gusto di partire, anzi. Comunque complimenti, è scontato 🙂

    P.s. Gli hippies-fricchettoni europei sono anche quelli che in Chiapas invocano la rivoluzione, ma nel vendere braccialetti auto-prodotti rubano il mercato agli stessi locali che vaneggiano di voler difendere, tanto per dire.

    1. Grazie per le belle parole pietro. La mia intenzione è di dare un'immagine realistica dell'India anche se a volte dimentico che le persone non leggono tutti gli articoli che ho scritto, leggendo solo questo l'immagine è certo negativa. Rimane uno dei paesi più interessanti che abbia mai visitato e non a caso quello in cui ho passato più tempo.

  4. Un bel post! Informazione molto utile. Fra poco e dopo anni di viaggi per tutto il mondo, andrò in India. LA verità non so cosa aspettare, meglio niente. Ma sono sicuro che mi segnerà!

  5. Credevo di essermi preparata psicologicamente all'India, leggendo e documentandomi in tutti i modi. Tutto quello che è scritto, tranne la parte dei topi, mi è capitato, o ho visto accadere. Dovevo starci 3 mesi, ma non ho retto e sono rientrata in Italia a metà percorso. La mancanza assoluta di igiene, il rischio di essere stritolata nel traffico, l'inquinamento acustico e ambientale, la inaffidabilità e "furbizia" della gente si sopportano per un po', ma poi ti senti sopraffatta da un mondo così diverso e a momenti anche cattivo che non desideri altro che tornartene a casa.

    Non consiglierei l'India neanche al mio peggior nemico.

    p.s. a chi intende andarci, consiglio di portarsi i tappi per le orecchie.

    1. Io sono qui da 5 mesi e sono contento. Questo è un post negativo ma molti che descrive una realtà che non si può negare, ma c'è molto di più che bisogna fare un po' di fatica per trovare.

  6. L'India è il primo viaggio ad Oriente che avrei desiderato fare, non è un caso se, dopo aver viaggiato 2 mesi in Indonesia ed aver vissuto 3 anni in Cina e uno in Thailandia, non sono ancora pronta ad andarci. Anche se una recente passeggiata a Kuala Lampur in due templi induisti mi ha risvegliato tutta l'attrazione che provo. Tanti degli aspetti che citi sono presenti anche in Cina, soprattutto odori di fogna, mancanza assoluta del senso di intimità, il traffico, il rumore. Il senso di sporcizia e di volerti fregare sempre lo sto provando in Thailandia ( purtroppo vivo a Pattaya ) ed è fastidioso. Immagino che in India sia un concentrato ed un'esasperazione di tutti questi aspetti. In più, mentre in tutto il resto dell'Oriente, mi sono sempre sentita sicura anche a viaggiare sola, come donna, in India non mi sentirei altrettanto sicura. Non so se tu hai colto anche questo aspetto vedendo un po' l'ambiente. Mi piacerebbe conoscere la tua opinione.

    1. Credo che con la tua esperienza alle spalle l'impatto sarebbe diverso. Io sono in India da 5 mesi e sono contento, è il paese più interessante e fotogenico in cui sia mai stato. Ma ci vuole pazienza e ci vuole tempo, non è un posto dove si viene in vacanza. Questo post si concentra in particolare sulle prime 48 ore, che sono nelle grandi città, Delhi o Calcutta o Mumbai, ma non è tutto così, anzi, puoi trovare angoli molto poco indiani volendo (ma che senso avrebbe?). Una donna sola in India? Dipende dove vai e come ci vai. Ho incrociato diverse donne sole e c'è chi lo fa, questo è un fatto. Non fai tutto quello che faresti in gruppo o in coppia, hai dei limiti e sono spesso i circuiti turistici. Le zone himalayane sono molto sicure, la cultura è diversa e così le etnie. Il sud dell'India è abbastanza rilassato quindi non dovresti avere grossi problemi, ma è il nord in cui devi stare ad occhi aperti. Senza dubbio ricevi molte più attenzioni – sguardi fissi più che altro, che possono diventare pesanti – ma se ti mantieni sulle tratte turistiche, evitando di uscire di notte e magari organizzandoti un po' va bene. Però è vero anche che avere dei limiti che normalmente non avresti è brutto e ingiusto, ma l'India è un paese maschilista e non c'è scelta.

      1. Sì, probabilmente conoscendo l'Oriente, certe cose non stupiscono più, ma abituarsi è un'altra cosa. A certe cose credo che un europeo non ci si abituerebbe mai. Sul fatto che l'India sia fotogenica non ho dubbi. Anche solo per i loro meravigliosi costumi nelle tinte delle spezie. Ho visto anche dei tuoi scatti, bellissimi. Giusto per puntualizzare. Ti chiedevo delle donne sole perché in passato ho viaggiato abbastanza sola anche in Oriente, ma non ho mai avuto il coraggio di affrontare l'India che pure era il mio sogno. Ero curiosa di sapere la tua opinione, ma al momento il problema non si pone dato che nel frattempo ho messo su famiglia ed ho due bimbi piccoli di 2 e 6 anni! Per ora ce ne stiamo in Thailandia a vivere anche se stiamo iniziando di nuovo a viaggiare. L'ultimo viaggio, bellissimo, nel western Australia

  7. mah. Mi sa che il tuo viaggio è partito con il piede storto e poi hai visto solo il negativo, dall'angolo europeo.

    Non hai scritto niente di estremamente sbagliato, ma il tono è abbastanza fastidioso e ignorante.

    Ma il bello dell'India è proprio che tutti tornano con una storia diversa. Io, giusto un esempio, non ho mai prenotato un treno in anticipo (e solo una volta sono rimasto fregato).

    1. Ciao Martino, ho visto l'India dall'angolo europeo perché sono europeo. Se tu sei indiano certamente avrai una prospettiva diversa dalla mia dato che in questa realtà ci vivi. Io non sono partito con nessun piede storto, sono in India da 5 mesi e sono molto contento, uno dei luoghi più ricchi ed interessanti che abbia mai visto. Questo non toglie che quello che ho scritto qui è una realtà, come hai detto te, non è estremamente sbagliato – che significa semplicemente che non è sbagliato – perché lo hai visto anche tu. Ho scritto 15 articoli sull'India (e sono solo all'inizio), questo è uno e ne descrive una parte. Ti do ragione sul fatto dei treni, ho sbagliato a dire che è necessario prenotare. Volevo dire che è necessario prenotare solo se si vuole assicurarsi un sedile o una cuccetta, per non rimanere fregati come è successo a te. Ma non è obbligatorio e anch'io ho preso una decina di treni senza prenotazione.

  8. Adoro questo articolo, tutto così esatto e preciso.

    Ci ho ritrovato l'india che ho conosciuto e ci ho fatto anche tante risate perché sono proprio le cose che mi identificano l'India e me la ricordano come uno dei posti più piacevoli dove sia mai stato.

    Io sono uno di quelli che nonostante tutte le evidenti cose negative ha un buon ricordo dell'India e ci tornerebbe subito (e lo rifarò, senz'altro).

    A mio avviso occorre arrivare in India a mente aperta, senza pregiudizi e senza giudicare.

    E poi, come uso dire tra il serio e lo scherzo: siamo Italiani, praticamente gli Indiani d'Europa; a molte cose dovremmo essere vaccinati specialmente se non veniamo da un villaggetto delle Dolomiti 😀

    —Alex

    1. Certo, questo post evidenzia gli aspetti negativi, ma ovviamente sono solo una frazione di quello che l'India offre. Riguardo gli indiani d'Europa, se leggi Shantaram c'è un passaggio che dice proprio che gli indiani sono gli italiani d'Asia!

  9. Bellissimo articolo! Però non spaventare troppo i poveri viaggiatori che vogliono intraprendere un viaggio che, per me, è irrinunciabile. Ho pensato tanti anni prima di decidere, e la prima volta che sono partita per l'India ero pronta a trovare di tutto. Alla fine quello che è rimasto dei miei due viaggi nel subcontinente, più degli inconvenienti che comunque ci sono, sono i colori e i sorrisi e quell'atmosfera magica che difficilmente si riescie a spiegare a chi non c'è stato. Partite consapevoli ma fiduciosi e non vi pentirete di un'esperienza in India. Fosse per me ripartirei subito!

    1. Ciao Claudia,

      Certo, sono d'accordo con te su tutto. Questo è solo uno dei numerosi articoli sull'India che trovi tra queste pagine e ne descrive un solo aspetto che ovviamente non è l'unico. Per fortuna c'è molto di più!

  10. non ti giustificare la realtà è quella che descrivi. La cultura delle caste porta a questo e non è vero che tutte le culture sono uguali. Se uno è intoccabile non ti "toccherà" neanche il fatto che ti sta morendo di fame davanti.
    Nonostante tutto quello che si può dire il concetto di persona come libertà irriducibile è europeo e basta.

  11. Condivido ogni singola parola. Ho amato l’Índia molto prima di averci messo piede. Ma nonostante letture, racconti di altri ecc. Non ero pronta e al ritorno mi sono ripromessa di non metterci mai più piede. L’amore che prima era platonico poi é diventato odio. Adesso, credo di volergli dare una seconda possibilità ma non a breve. Non sono ancora pronta 🙂

  12. per me è stato il primo viaggio all'estero, avevo 18 anni, ne sono passati 30 da allora…non ero preparata, non l'ho capita all'epoca ma forse l'incoscienza dell'età me l'ha fatta vivere per quello che era senza grossi traumi. ho visto nel tempo molti paesi ma è l'unico in cui voglio tornare con una consapevolezza diversa… col senno di poi devo dire che ho un ricordo positivo e speciale di tutto e di tutti anche con le verità scritte da te…Shantaram è il mio libro preferito, l'ho letto piano piano, non volevo finisse mai…

    1. Ciao Pat, anch'io provo sensazioni simili alle tue. Come ho detto questa è solo una piccola faccia dell'India, non certo tutto.

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