Le Tre Tazze di Té che Jon Krakauer Non Si è Bevuto

Perché una storia sia credibile esistono due soluzioni: che questa sia vera oppure che nessuno ne riveli le bugie. Il libro di Greg Mortenson, Tre Tazze di Tè, è stato pubblicato in 39 paesi ed è rimasto in testa alla classifica dei bestseller del New York Times per quattro anni di seguito. La storia è bellissima ed incredibile: l’autore, un alpinista in missione per scalare il K2, si perde durante il ritorno da un tentativo fallito di raggiungere la vetta e finisce per trovarsi nel minuscolo villaggio di Korphe, nel Baltistan pakistano. Stremato, affamato ed impaurito viene accolto e rimesso in forze dagli abitanti di questa remota e poverissima comunità, dove passa giorni e poi settimane, prima di proseguire con il suo ritorno a casa. Durante la sua permanenza a Korphe, Mortenson nota come la scuola del villaggio non sia altro che uno spazio aperto e colpito dal freddo, ma come nonostante tutto i bambini vi si radunino con diligenza, scrivendo con bastoni di legno sulla terra in mancanza di altri mezzi. Commosso dall’umanità di queste persone nei suoi confronti, l’alpinista promette di ripagare il debito costruendo una scuola vera e propria.

Mortenson torna in America, abbandona le montagne, e comincia a dedicarsi a tempo pieno nella raccolta fondi per la costruzione della scuola. Purtroppo, trovare donatori negli Stati Uniti per gli abitanti di un paese islamico si rivela complicato e Mortenson non riesce a far partire il suo progetto fino all’incontro con un milionario, che in fin di vita decide dargli fiducia. Così inizia la lunga avventura tra le montagne e i deserti del Pakistan, e il racconto di tutti gli ostacoli da superare per costruire prima una, poi decine di scuole, dedicate in particolare alle bambine che in Pakistan hanno poche prospettive rispetto ai maschi. Mortenson fonda il C.A.I., il Central Asian Institute, e in breve tempo riesce a farsi conoscere nel mondo come uno tra i filantropi più attivi del nostro tempo. Comincia a tenere discorsi pubblici, apparire sui giornali e arriva perfino ad essere candidato per il Nobel.

Jon Krakauer, giornalista di Outside Magazine e autore di Into the Wild e Into Thin Air, un giorno era seduto ad una di queste conferenze, rimanendo talmente impressionato dal lavoro di Mortenson da donare alla sua organizzazione circa 50.000 dollari nel corso degli anni. Finché non scopre qualcosa. Nel 2011 esce Three Cups of Deceit, un libro breve, di circa settanta pagine, in cui Krakauer smonta buona parte delle storie contenute in Tre Tazze di Tè. Attraverso un’investigazione compiuta in modo indipendente, contattando lo staff del C.A.I. che continuava a cambiare e andando a scavare nella contabilità dell’organizzazione, si scopre che buona parte di ciò che era stato raccontato in Tre Tazze di Tè non è nella realtà mai accaduto. Mortenson parla di rapimenti da parte di un gruppo fondamentalista e si scopre che questo episodio è stato creato ad arte per alimentare la fama del personaggio, poi viene fuori che nel villaggio di Korphe, da dove tutto sembrava essere iniziato, Mortenson non ha messo piede fino a diversi anni dopo e si finisce per sapere che molte delle scuole sono state sì costruite, ma mai utilizzate e tutt’ora abbandonate. Il CAI, grazie anche all’uscita del libro, era diventato un’organizzazione milionaria, ma leggendo Krakauer, si scopre che nessuno oltre a Mortenson riesce a tenere i conti. Si viene a sapere, tra le altre cose, che il marketing per Tre Tazze di Tè è stato pagato con i soldi dei donatori e che dei proventi dal libro da milioni di copie niente è stato riservato al progetto.

Tre Tazze di Tè è un libro che ha appassionato molti e si può accettare la licenza poetica, ma fino ad un certo punto. Leggere i due libri insieme però è illuminante anche per chi alla storia di Mortenson non si è mai legato, si passa infatti da un entusiasmante racconto di viaggio ed all’azione di un uomo che da solo voleva cambiare il mondo, alla delusione nel sapere quanta fantasia è necessaria perché un buon messaggio venga ascoltato. Il lavoro di Krakauer con Three Cups of Deceit (disponibile solo in digitale e solo in inglese), è invece un grande esempio di giornalismo, mosso prima di tutto da emozioni personali. Si legge in un solo colpo, ma ha mesi di ricerche alle spalle.

Si può perdonare Mortenson? Si può ancora credere nella carità? È difficile e varie riviste si sono espresse in merito dopo l’uscita di Three Cups of Deceit. Inizialmente, credevo che anche se solo la metà di quello che c’è scritto in Tre Tazze di Tè fosse vero, sarebbe già un risultato accettabile nonostante i mezzi necessari per raggiungerlo. L’idea di Mortenson potrebbe davvero cambiare quella parte del mondo. Eppure, nonostante l’impegno umanitario sia sicuramente stato tanto, più si sfoglia Krakauer e più aumenta il fastidio e la sensazione di sporco. Accettare la mancanza di trasparenza diventa difficile con l’aumentare dei soldi in ballo e capire dove finisce la buona fede e dove comincia il conflitto di interessi diventa impossibile. Qualunque posizione si scelga di prendere, rimangono entrambe grandi letture. Le trovate qui e qui.