È Uscito “Un Altro Bicchiere di Arak”

Un altro bicchiere di arak - Angelo Zinna

E così ho scritto un libro. Non solo scritto, pubblicato addirittura. “Un altro bicchiere di arak” è uscito questa settimana con Villaggio Maori Edizioni. 294 pagine, oltre un anno di lavoro, per raccontare un viaggio attraverso l’antica Via della Seta e, in particolare, l’Iran. Come è successo?

A Settembre 2014 rientravo in Italia dopo un viaggio piuttosto lungo. Quasi cinque anni, di cui i primi tre trascorsi vivendo in Oceania, tra Australia e Nuova Zelanda, ed i restanti nel tentativo di tornare in Europa attraversando l’Asia senza volare. A venticinque anni mi trovavo quindi a casa, a Empoli, un po’ sperduto, con una lunga scia lasciata sulla mappa del mondo, senza sapere bene cosa farne né di questa esperienza, né tantomeno di me stesso. Ho cominciato a scrivere, dando poco conto all’ironia dell’essere partito in primo luogo per schiarirmi le idee.

Non sapevo di star scrivendo un libro, mentre scrivevo il mio libro. Avevo iniziato a raccogliere le storie degli ultimi quattro mesi del mio percorso – tra Cina, Kirghizistan, Uzbekistan e Iran – sia perché erano ancora calde nella mia memoria, ma anche perché questi luoghi avevano lasciato un’impronta abbastanza profonda da dover essere in qualche modo metabolizzata. L’Iran, più degli altri, sembrava meritare di essere raccontato nel dettaglio, spiegato, dopo che la mia percezione di questa nazione era riuscita a cambiare totalmente nell’arco di poche settimane.

Nel frattempo dall’Italia era arrivato il momento di andarsene. Ero rientrato da soli quattro mesi, ma mi erano bastati per rendermi conto che l’Italia non era il posto giusto per me, almeno per il momento. Mi sono spostato a Londra, con un centinaio di pagine in mano. Un centinaio di pagine che, a questo punto, non sarebbero più state una raccolta di articoli, come pensavo all’inizio. Quello che avevo scritto non era “contenuto”, ma la base di un libro.

Ho pensato un bel po’ a ciò che mi piace leggere quando si tratta di viaggi. O meglio, ho pensato un bel po’ a ciò che mi annoia tremendamente, a quello che mi infastidisce, a quello che meno mi convince. Ed ho ripreso la mia bozza, dall’inizio, e cominciato a cancellare. Non volevo scrivere un diario, per prima cosa. Non mi piace la linearitá e non sono un marinaio del settecento. Poi, non volevo essere io il protagonista. La celebrazione del viaggiatore odierno, peggio ancora se auto-celebrazione, è qualcosa che fatico a leggere in tempi in cui viaggiare è così facile. Di supereroi ce ne sono abbastanza. Per dirla tutta non volevo neanche che il viaggio fine a sé stesso fosse al centro. Il viaggio come contenitore di saggezza ed insegnamenti, intendo. Perché quel che c’era da dire è stato detto e perché io, in realtà, non ci credo poi neanche così tanto.

“Un altro bicchiere di arak” è un libro di luoghi e di persone. Di luoghi in cui pochi hanno avuto la fortuna di andare e persone che ancora meno hanno avuto il piacere di conoscere. Racconto il lato umano dell’Iran, attraverso ciò che accade a porte chiuse, che siano queste delle case in cui sono stato invitato, delle macchine che mi hanno dato un passaggio o delle fumose teerie in cui sono stato portato. Ma non c’è solo l’Iran ed il contrasto tra la sua immagine ad Occidente ed il carattere della gente. C’è anche tutta la strada percorsa per arrivarci, in Iran. Ci sono le dittature dell’ex-Unione Sovietica, le montagne del Kirghizistan, una Cina non Cina e, da qualche parte, anche un pezzetto d’India. E c’è tutto un percorso, un viaggio, che nasce come nient’altro che una forma di resistenza all’abitudine. Tanti posti e tanti episodi, spesso coperti di uno strato di comicità che è l’unico antidoto per gli incidenti che si può portare con sé lungo la strada.

Nell’estate 2015 avevo finito la prima stesura e cominciato la ricerca di un editore. Perché un editore? Avevo una piattaforma grande abbastanza (questo blog) per provare a promuovere un testo auto-pubblicato e sotto il punto di vista economico in questo modo non avrei dovuto dividere i ricavi con nessun altro. In più avevo già esperienza con le mie guide, sapevo come muovermi. Ma vendere informazioni è diverso da vendere intrattenimento. Ho cercato un editore, prima di tutto, per ricevere una conferma personale. Perché il tuo libro sia pubblicato in modo tradizionale, qualcuno (che ne sa più di te) deve credere che abbia un valore. Questo nell’auto-pubblicazione non avviene. Il secondo motivo è che prima di pensare a come mi convenisse di più venderlo, volevo assicurarmi di avere tra le mani la miglior versione possibile del mio libro. Per questo avevo bisogno di un editore. Della quindicina di case editrici contattate, avevano risposto in tre. Villaggio Maori Edizioni era quella che mi piaceva di più. È arrivato un contratto.

A Londra stavo bene. Abbastanza bene. È pur sempre Londra, dove la vita è un compromesso continuo. Nell’arco dell’anno la bozza aveva fatto avanti e indietro tre, quattro forse cinque volte e in primavera il testo definitivo sembrava concluso. Non credo si è mai sicuri, potrebbe sempre essere migliore, ma a un certo punto ci si dovrà pur fermare. La stessa cosa che pensavo di Londra.

Mentre il libro da file in un computer diventava un oggetto di carta, da Londra me ne andavo. Un giorno, sempre in primavera, avevo pensato di fare domanda per l’università ad Amsterdam e pochi mesi dopo mi ero licenziato, avevo lasciato quella cameretta che chiamavo casa e in autobus avevo raggiunto l’Olanda dove aveva inizio la mia vita da studente. E autore pubblicato. Che cosa buffa.

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Un altro bicchiere di arak” è disponibile su ordinazione in tutte le librerie d’Italia. Si trova anche sui principali negozi on-line, come Amazon, IBS o Mondadori Store. Esiste anche una pagina Facebook, in cui vengono raccolte tutte le novità relative al libro, mentre su Instagram ne sto celebrando l’uscita raccontando il viaggio attraverso 30 foto e piccoli estratti.

  1. Mi sono chiesta spesso come ti stesse andando…mi fa piacere che quest’anno ti abbia “portato” da qualche parte e che io possa ritrovare la tua scrittura sempre piena di spunti per aprire la mente e cambiare punto di vista.
    Poi ce lo dici cosa vai a studiare?
    Buon percorso al tuo libro!

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