La Moda del Viaggiare Senza Volare

Viaggiare Senza Volare

Raggiungere l’altra parte del mondo senza mai bucare il cielo: un’avventura che chiamare moda potrebbe suonare eccessivo, ma che, di fatto, sembra essere sempre più comune. Comune tra chi? Tra i viaggiatori a lungo termine, tra i backpacker, che ad un anno sabbatico con un biglietto RTW in mano, oggi preferiscono un itinerario in cui ciò che conta non è più la destinazione, ma il percorso fatto per arrivarci.

Ridurre un viaggio intercontinentale via terra a “moda” potrebbe far storcere il naso a chi lo mette in pratica, ma è difficile negare che negli ultimi anni se ne è sentito parlare come mai prima. Oggi viaggiare, in generale, è più semplice che in passato e chi può permettersi il tempo di osservare il pianeta dal basso ne approfitta. Nuovi blog, libri, articoli, video appaiono con frequenza costante, in cui si raccontano le scomodità dei mezzi pubblici, i chilometri percorsi a piedi o in bicicletta, la burocrazia dei visti, i confini chiusi e quelli aperti, la leggerezza di un bagaglio minimo. E forse proprio questa abbondanza di informazioni regala l’ispirazione a prendere lo zaino e mettersi in moto.

Alla radice di questo trend c’è senza dubbio la situazione storica corrente: il mondo in cui viviamo è un luogo più sicuro di quanto appare. Nonostante quel che si legge sui giornali, ci troviamo in un periodo relativamente pacifico, in cui i rapporti tra nazioni sono più stabili rispetto a non troppo tempo fa. Basti pensare, ad esempio, all’evoluzione del turismo in paesi come Cina, Birmania o, addirittura, Corea del Nord, negli ultimi vent’anni. Ottenere permessi ed oltrepassare frontiere è più veloce, meno controllato e, per farla breve, meno impegnativo a livello logistico. Se il percorso di chi non vola è dettato dai visti, oggi gli itinerari che possiamo disegnare sulla mappa sono tanti ed interessanti.

Alla nostra condizione storica si aggiunge quella socio-politica-economica: il lavoro è molto più fluido e l’inglese è la lingua franca ormai ovunque. Non so se guadagniamo di più rispetto alla generazione precedente alla nostra (in rispetto a quel che costa viaggiare), ma sicuramente abbiamo la possibilità di guadagnare da molti più luoghi. La globalizzazione ci permette di dare un significato nuovo al concetto di “casa” e, paradossalmente, proprio chi intraprende un viaggio lungo come gesto anti-sistema, è chi spesso finisce per approfittarne di più, del sistema. Che si tratti di contrattare con un tassista in Vietnam, discutere con una guardia alla dogana in Uzbekistan o trovare impiego a Singapore, una lingua è tutto ciò che è necessario parlare. Pagare, poi, è sempre possibile con carta di credito.

Insomma, abbiamo visto che viaggiare, oggi, è facile. Ma perché farlo proprio via terra? Cosa c’è di male a prendere un aereo? Le risposte che si sentono ripetere di più riguardano sempre la sostenibilità ed un richiamo a ritmi più umani, all’andare più piano. Volando ci si allontana dalla realtà della strada e si salta da una città all’altra ripetendo un’esperienza preconfezionata. Questo, almeno, è quello che ci si sente dire dai viaggiatori terrestri. Il terrore di entrare a far parte della categoria dei turisti riesce a produrre pensieri piuttosto profondi, c’è da ammetterlo.

Una visione romantica di tutto ciò che è lentezza si è fatta spazio nella nostra mente, e che si tratti di slow food, mindfulness o, appunto, slow travel, quel che viene etichettato come un ritorno alla semplicità ha acquistato valore. Viaggiare via terra sembra simbolizzare questo percorso e chi si presenta come in grado di apprezzare i dettagli, di prendere il controllo dei comportamenti più naturali in un mondo incentrato alla frenesia, acquista automaticamente, agli occhi altrui, un velo di saggezza. Non volare, quindi, anche per saziare il proprio ego.

A questo punto, credo sia chiaro dove voglio arrivare. È tutto vero: viaggiare senza prendere aerei è più sostenibile, avvicina alle culture locali e mette di fronte a tutti quegli imprevisti che poi generano le storie migliori. Viaggiare via terra, sì, è affascinante. La radice del desiderio, però, non è nessuna di queste cose.

Viaggiamo via terra perché siamo in cerca di una sfida che dia valore alla nostra vacanza prolungata. O che, almeno, ci dia l’autorità di chiamarla con un altro nome. Proviamo ad uscire dalla nostra zona di comfort nella speranza di un arricchimento personale, acquistando con soldi e tempo un’esperienza che crediamo immateriale, più alta delle cose per cui chi è rimasto a casa lavora e poi compra, consuma e ripete. Viaggiamo via terra perché fare qualcosa che crediamo speciale è forse l’unico modo per sentire di aver guadagnato un posto nel mondo di propria iniziativa. È una scorciatoia per sentirci vivi.