Christchurch, Nuova Zelanda: La Terra ha Tremato Ancora

Fino a qualche mese fa non sapevo neanche dov’era Christchurch, e ora che lo so, non c’è più. Non c’è più perché un terremoto l’ha distrutta, per la seconda volta. A poco più di sei mesi dall’ultima scossa, più intensa ma meno devastante, tutte le attività erano al punto di riaprire, la città si era ricomposta e ogni tassello stava tornando al suo posto. Perfino io avevo trovato lavoro, al Le Plonk Bar, che avrebbe dovuto riaprire settimana prossima, e adesso non c’è più. Il terremoto dello scorso settembre, pur superando i sette punti sulla scala Magnitudo non era riuscito a radere al suolo mezza città, queso invece, di grado 6.3, ha distrutto prima il suo simbolo, la cattedrale, e poi tutto il resto. I morti hanno superato il centinaio e molti sono ancora i dispersi.

Quella piazza mi piaceva, era forse l’unico luogo interessante del centro, dove artisti di strada si esibivano in ogni angolo, dove la gente si riuniva a giocare a scacchi o per il mercato del finesettimana, e dove io mi fermavo ogni pomeriggio a fare foto e a mangiare.

Proprio il giorno prima del disastro, l’equilibrista che si stava esibendo su una scala appoggiata al vuoto ha fatto ridere il pubblico dicendo “dovreste darmi più soldi a fine spettacolo, qui a Christchurch è più difficile stare in equilibrio, tutto potrebbe iniziare a tremare da un momento all’altro”. Aveva ragione, purtroppo, ben poco è rimasto in equilibrio, per fortuna io ho lasciato la città venti ore prima, senza programmarlo, dopo che mi è stato chiesto di aggiungermi a una gita in camper verso nord, per poi tornare la settimana dopo (quando si dice culo).

Già dopo un’ora, tutto il Paese si era attivato, ovunque le persone hanno offerto donazioni e ospitalità, rinforzi sono arrivati dall’Australia, e lo shock non è bastato a impedire a tutti di tirarsi su le maniche. Il recupero non sarà certo veloce come quello successivo al primo terremoto, ma è chiaro che gli abitanti della regione del Canterbury torneranno alla normalità, per quanto normale possa essere vivere in un’aera a così elevato rischio terremoti, il più presto possibile.