Trekking sul Tiger Leaping Gorge, Yunnan

Dopo una giornata tra i palazzi di vetro e i centri commerciali di Kunming è già tempo di muoversi verso un ambiente che probabilmente rappresenta meglio questo Yunnan di cui così bene mi era stato parlato. Il Tiger Leaping Gorge dista solo un paio d’ore dal Patrimonio dell’Umanità Lijiang e nonostante si legga che fino a pochi anni fa fosse considerato un piccolo segreto della regione, oggi è diventato un tracciato popolare tra i visitatori stranieri. A buona ragione.

Lasciando Lijiang con il bus delle 7.30 per Qiaotou, il punto di partenza del tracciato, si abbandonano alle spalle le orde di turisti cinesi che a camminare sulle montagne sembrano preferire prendere lezioni di bongo (no, non ha alcun senso) e ci si trova per la prima volta a leggere direzioni in inglese oltre che in cinese. Che questa sia un’attività poco attraente per il turismo domestico è chiaro, ma data l’assenza della massa di persone che si trova in quasi ogni altro sito d’interesse in Cina poche sono anche le informazioni disponibili sia sul percorso che sul come muoversi. Anche il numero di stranieri rimane limitato, sull’autobus trovo una quindicina di occidentali che durante i due giorni successivi andranno persi, diradandosi lungo il tracciato. Tutto questo lascia ben sperare.

Le indicazioni più affidabili arrivano dalla fotocopia di una mappa che circola tra gli ostelli di Lijiang. Questa dà un’idea approssimativa delle distanze, misurate in ore, tra un villaggio e l’altro ed è l’unica guida vera e propria a disposizione. Arrivando a Qiaotou due guesthouse sono nate intorno alla fermata dell’autobus, e qui è possibile scaricare lo zaino (per 5 Yuan al giorno alla Jane’s Guesthouse e per 10 Yuan al giorno alla Tiger Leaping Gorge Guesthouse) e poi partire. Il punto di inzio vero e proprio è a pochi minuti di distanza salendo verso l’alto. Una breve scorciatoia taglia la collina e prima di accorgersene l’asfalto scompare per lasciarci a guardare in basso verso la gola del fiume Jinsha. Il Tiger Leaping Gorge è in qualche modo un’eccezione tra le aree protette visitabili della Cina: se infatti in buona parte dei parchi cinesi sono state costruite passarelle, funivie, strade, scale, corrimano ed altre infrastrutture di supporto alla sicurezza (e alla fatica) dei visitatori, qui il percorso, seppur chiaro e ben battuto, è quasi interamente lasciato allo stato naturale. Una stricia di terra porta da un minuscolo villaggio a quello successivo, le frecce rosse dipinte sulle rocce aiutano a non perdersi ed è tutto qui. Certo, guardandosi intorno le bottiglie di plastica abbandonate non fuggono all’occhio e viene da chiedersi dove vadano a finire i 65 Yuan d’ingresso – diretti alla manutenzione del parco – che si sono pagati alla partenza, ma come il mancato sviluppo di quest’area ha dei pro, così ha anche dei contro.

Ganja! Ganja!

La parte iniziale è senza dubbio la più pesante. Si sale e si sale ancora, superando alcune bancarelle in cui anziane signore con più rughe che capelli vendono qualche mela, delle banane, qualche braccialetto e dell’erba da fumare perfettamente imbustata ed esposta su un banchetto. Superando le urla “Ganja! Ganja!” delle anziane spacciatrici e un cartello dipinto a mano che consiglia di “ricaricarsi” prima di affrontare le 28 Bends, si arriva appunto alle 28 Bends. Questa è la parte più temuta del trekking i cui nel giro di un’ora si sale verticalmente di un migliaio di metri d’altitudine, in uno zig-zag composto da 28 curve strette che portano al punto più alto del percorso. Maggio è considerato alta stagione per questo tracciato, con le valli in fiore prima dell’arrivo dei monsoni estivi, ma l’unica cosa che si sente salendo è l’afa di questa parte della Cina che rientra ancora nella fascia tropicale.

Raggiunti i 3.200 metri il resto è facile. La strada si stende e l’unica preoccupazione è ammirare le montagne innevate che bucano le nuvole. Camminando lungo la facciata di roccia, l’unico suono che interrompe quello dei passi è quello del corso dell’acqua che si fa più potente allo stringersi delle pareti del canyon. Con 3.900 metri di profondità, questa è infatti tra le gole più alte al mondo e le due facciate si stringono al punto che una tigre potrebbe saltare da una riva all’altra del fiume. O almeno così dice la leggenda da cui prende il nome.

La prima tappa è l’Half Way Guesthouse, che non è proprio a metà strada ma alla distanza giusta per fermarsi per la notte. Mi fermo qui, anche se più tardi scopro esserci un’opzione migliore, la Five Fingers Guesthouse, poco più avanti, che invece di 90 costa solo 50 Yuan a camera doppia. Da qui alla Tina’s Guesthouse, punto che segna la fine del mio cammino e si ricongiunge con l’asfalto, ci sono poche ore da fare al mattino. In realtà non è qui che finisce il trekking, ma a causa di una frana arrivare al Walnut Garden è impossibile, dicono. Dicono da Tina’s, dove non a caso vendono anche i biglietti dell’autobus per ripartire e hanno fatto delle commissioni su di essi la loro principale attività. Cospirazione? Bugia? Trappola per turisti? Non è chiaro. La frana sembra esserci stata veramente, ma al contempo altri viaggiatori dicono che è possibile proseguire, basta stare ad occhi aperti. Il tempo non promette bene e la confusione mi spinge a lasciar perdere. Scelgo invece di scendere lungo la facciata della montagna fino al letto del fiume, nel punto più stretto del canyon dove l’acqua scorre alla massima pressione. È una discesa lunga che mi fa sperare nella comparsa di un ascensore per la risalita, ma questo è il motivo per cui si cammina due giorni di seguito.

Arrivando alla base si alza lo sguardo e ci si trova in mezzo a due pareti strette e alte migliaia di metri. Si osserva il fiume spingere con una forza impressionante, vicini quasi da poterlo toccare, ma consapevoli che sarebbe l’ultima volta che si tocca qualcosa. Se una tigre ha davvero saltato questo fiume, doveva avere un bel coraggio. Ci sono due grandi rocce, quasi nel mezzo della corrente, sulle quali si può arrivare. La prima, più piccola, sulla quale potrebbero stare una decina di persone in piedi, è gratuita. Sulla seconda più alta, più grande, con la vista migliore, qualcuno ha costruito un ponte e ora fa pagare 10 Yuan. Tipico della Cina, niente è gratis, neanche un sasso.

L’inattesa risalita raggiunge un bivio. Un cartello segnala le due opzioni, a sinistra una freccia indica “Via Sicura” mentre a destra si legge semplicemente “Scala”. Il fatto che esista una via sicura rendere la scala non poco sospetta, ma decidendo che a questo punto vale la pena rischiare la vita per una scorciatoia vado per la seconda opzione. La scala non ha motivo di esistere. Il motivo per cui è chiamata “la scala verso il paradiso” è perché sale verticalmente lungo la facciata del monte fino alla perdita della vista. È una scala di metallo, legata con del filo di ferro in dei punti che qualcuno chiamerebbe strategici. Arrampicandosi a qualche metro d’altezza di capisce come abbia perfettamente senso chiamare l’altra via la via sicura. Si capisce anche che non è una scorciatoia. Ci si rende conto che non è una buona idea guardare in basso. O in alto. Ma poi finisce. Si arriva. E in cima, c’è, ad aspettare a braccia aperte, un cinese con un asino che si strofina le mani sperando di fare qualche soldo con un altro turista stremato a cui dare un passaggio per l’ultimo pezzo del percorso. Scuoto la testa, finisco sulle mie gambe. Un autobus per Shangri-La mi aspetta per strada.

Informazioni tecniche:

Il trekking sul Tiger Leaping Gorge è nella maggior parte facile, con soltanto un paio di tratti più intensi, all’inizio e alla fine, dove il caldo certo non aiuta. Detto questo è fattibile da chiunque, e due giorni per arrivare da Lijiang a Qiaotou in autobus e poi camminare alla Tina’s Guesthouse sono più che sufficienti anche per i più lenti. Per proseguire fino al Walnut Garden, e volendo oltre, è necessario chiedere quale sia la situazione ad altri viaggiatori perché può cambiare a seconda delle precipitazioni. È sconsigliato fare questa tratta durante i monsoni, ma non è impossibile.

Tina’s Guesthouse

L’autobus da Lijiang a Qiaotou impiega meno di tre ore, e costa 35 Yuan. Tutti gli ostelli a Lijiang vendono i biglietti, e comprarlo almeno il giorno prima è consigliato soprattutto in alta stagione. In teoria il biglietto comprato direttamente alla stazione dovrebbe costare 29 Yuan, risparmiando così i 6 Yuan di commissione. In pratica però, secondo quanto riportato da altri viaggiatori, non è così, si spendono gli stessi 35 Yuan o anche di più quando si viene fregati (cosa probabile). Vale la pena quindi prenotare in ostello, quello in cui mi sono fermato io era il Memory Of March Hostel, che fa parte della catena YHA. Lo gestiscono dei volontari che non parlano inglese, ma a forza di Google Translate ci si fa intendere.

Arrivati a Qiaotou bisogna seguire la strada per l’High Trail (c’è un minuscolo cartello dopo la Tiger Leaping Gorge Guesthouse, sulla sinistra). Questo è il percorso del trekking che sale lungo la parte alta del canyon. Nella parte bassa più vicino al fiume, corre una strada asfaltata che arriva alla Tina’s Guesthouse. Arrivati da Tina’s si può scegliere se tornare a Lijiang oppure proseguire per Shangri-La. Costano entrambi 55 Yuan e si fermano a Qiaotou per raccogliere i bagagli se li avete lasciati lì prima di cominciare a camminare.

L’ingresso al parco costa 65 Yuan. Alcune guide dicono che si può evitare di pagare partendo prestissimo al mattino, prima che la biglietteria apra, ma purtroppo non è vero. I biglietti sono venduti direttamente sull’autobus poco prima dell’arrivo a Qiaotou. Altri 10 Yuan sono richiesti per scendere vicino al fiume, e poi altri 10 per salire sulla roccia nel fiume, anche se questi ultimi si possono evitare camminando altrove. Viene spesso consigliato di portare con se tutta l’acqua necessaria da Lijiang, ma in realtà al primo villaggio dopo Qiaotou si può ancora comprare a un prezzo onesto (ma non a Qiaotou, lì sono ladri!).