Un Riepilogo Scientificamente Approvato di 5 Anni di Viaggio

E così sono tornato. Ci è voluto un po’, 1680 giorni per essere precisi, ma alla fine sono rientrato da dove ero uscito, in Italia. Senza contarla, l’Italia, ho finito per attraversare 20 paesi quando il mio piano iniziale era toccarne solo uno, l’Australia. Ma 20 è solo un numero e poi si sa, quelli che contano i paesi stanno antipatici un po’ tutti, non significa niente. A pensarci poi 20 nazioni in 4 anni, 7 mesi e 7 giorni non sono neanche così tante, c’è chi in sei mesi fa il giro del mondo e attacca molte più bandiere allo zaino. Ma andavo piano io, andavo piano perché avevo pochi soldi e quindi dovevo fermarmi a lavorare e andavo piano anche perché mi piace viaggiare via terra e a viaggiare via terra ci si mette un po’ per arrivare dove vuoi andare, soprattutto se dove vuoi andare non ti è così chiaro.

Di lavori ne ho cambiati sei o sette prima di trovare quello giusto che mi permettesse di fare le cose fatte bene, cioè viaggiare per fermarsi quando si vuole fermarsi e non perché c’è da tornare a fare cose che non si vogliono tornare a fare. Ho messo da parte 10.000 euro nel 2012, lavorando un non ben quantificabile numero di ore in un ristorante cinese in Nuova Zelanda, che fa un po’ ridere messa così, ma solo finché non dico che prima di lavorare in un ristorante cinese in Nuova Zelanda lavoravo in un gay bar in Nuova Zelanda. Nel ristorante cinese ci venivano a mangiare quelli del Signore degli Anelli comunque, tutti tranne Gandalf che lui era nel gay bar. Non è uno scherzo, sono serissimo. Davvero.

Insomma dicevo dei numeri, che senso ha starvi a elencare tutti i paesi che ho visto dopo Australia e Nuova Zelanda, sarebbe solo un modo di vantarmi di qualcosa di cui non c’è da vantarsi. Il 26 Gennaio 2013 sono partito per il Timor Est e volevo tornare in Italia senza volare, quindi ho passato tutto quello che c’è in mezzo, mettiamola così dai, che poi se avete seguito magari lo sapete già e mi ripeto. Cioè è inutile contare i paesi proprio, che uno basta che ci si ferma per un’ora e già ha fatto un paese, non è una misura attendibile per misurare quanto misura un viaggiatore. Le città casomai, quelle darebbero una prospettiva differente, se proprio se ne avesse bisogno. Ma chi ne ha bisogno? Questi numeri, qualsiasi cosa rappresentino, sono solo un modo per cercare di convincere qualcun’altro, o noi stessi, di essere dei fenomeni in qualcosa che tutti potrebbero fare, anche se magari non tutti sanno di poterlo fare. Quindi lasciamo perdere.

Cioè, io mica ve lo vengo a dire che in quei 584 giorni di Asia ho preso 234 autobus, 53 navi, 103 taxi, 82 tuk-tuk e 105 treni. Non ve lo dico perché bisogna vedere dove vanno questi autobus, navi, taxi, tuk-tuk e treni, se no che senso ha. Per un’immagine più pittoresca potrei dire di aver utilizzato un cammello, un elefante, un carro trainato da un cavallo, 8 risciò a pedali e dei minibus pubblici che in Timor Est chiamano microlet, ma in Indonesia chiamano Bemo, poi 7 camion, 17 jeep, 3 biciclette, 18 motorini e una dozzina di passaggi in autostop, ma anche lì non significa niente. Dove andavano questi mezzi di preciso non me lo ricordo, ma di sicuro mi accompagnavano verso uno dei 209 letti su cui ho dormito. Quando erano letti, perché ci sono stati anche 6 divani e 5 aeroporti. 5 aeroporti perché poi non volare non è stato possibile e di aerei ho finito per prenderne 11, anche se i primi tre erano per arrivare in Timor Est dalla Nuova Zelanda.

Insomma di numeri è inutile parlarne, non piacciono né a voi, né a me. A meno che non si tratti del numero dei numeri, l’unico che tutti vogliono sapere, ossia quanto ho speso. Allora mi ero dato un budget di 10.000 dollari per un anno, ne ho spesi 10.234,27 per quasi 19 mesi, che sono circa 17,50 al giorno. E qui uno può dire ma se ne avevi solo 10.000 come hai fatto a spenderne 10.234,27, e la risposta è semplice: scrivevo. Che si possa spendere meno non c’è dubbio alcuno, ma una volta cominciato a lavorare mi sono un po’ rilassato.

E ora? E ora è un casino, perché mi trovo seduto di nuovo sulla stessa sedia in cui cinque anni fa ho cliccato su Apply, al momento di chiedere il mio visto Working Holiday in Australia, dove speravo di andare a farmi due idee sul futuro e sono tornato qui che ora di idee ne ho troppe e non so mica da che parte si comincia con tutte queste idee. Basta non fermarsi, mi dico, non fermarsi mai.