Fotografia di Viaggio: Come Fare un Video in Time Lapse

Fotografia di viaggio: Come fare un video in Timelapse

Mentre vi sono momenti che soltanto un’istantanea può raccontare, vi sono invece molte occasioni in cui una fotografia non è abbastanza. Si tratta di quelle volte in cui ci si trova all’interno di un ambiente che cambia, un’atmosfera che si evolve, di un flusso di tempo che vediamo muovere ma non sempre riusciamo a fermare. Un tramonto, ad esempio, o le nuvole che spostandosi macchiano un paesaggio con la propria ombra. Vi sono poi quelle trasformazioni che l’occhio non capta ma che, magari, vorremmo osservare, come il fiore che sboccia, il ghiaccio che si scioglie o la marea che si alza. Se lo scatto singolo serve a bloccare il tempo, il timelapse serve a raccoglierne un lasso, più o meno lungo, per permetterci di rivivere il cambiamento che in questo ha preso atto.

Cos’è quindi un timelapse? Tecnicamente un timelapse è un video che riprende un dato movimento e lo riproduce ad una velocità più elevata. Diverse sono le tecniche utilizzate per creare questo tipo di filmato, ma tutti ne abbiamo visto almeno uno nei documentari di National Geographic o in quelli più recenti della Disney. Per rendere meglio l’idea di cosa è un timelapse e come può essere usato per catturare eventi in viaggio, ho messo insieme (in modo completamente casuale) alcuni spezzoni di video fatti negli ultimi mesi:

[vimeo=https://vimeo.com/75035309]

Il timelapse può essere fatto sia attraverso una ripresa video che attraverso una serie di scatti fotografici. Nel primo caso si tratta semplicemente di filmare il movimento e poi riprodurlo ad alta velocità, mentre nel secondo, più comune ma anche più complicato, ci si trova a scattare centinaia o migliaia di foto che vengono successivamente ordinate in un programma di video editing e trasformate appunto in un video. Il secondo metodo ha molti vantaggi rispetto al primo, ed è per questo che chi crea filmati in timelapse si prende la briga di scattare un numero infinito di foto, editarle ed unirle, invece che lasciare accesa una videocamera e poi premere il pulsante fast forward.

Una fotografia innanzitutto offre una qualità dell’immagine molto superiore rispetto al video che anche in HD non raggiungerà mai la stessa risoluzione. Con le foto è poi possibile giocare con i diversi effetti che il video non permette, come esposizioni lunghe e diverse velocità di scatto. A livello pratico invece girare ore e ore di video diventa complicato per questioni di spazio e di energia elettrica, mentre scattando una foto dopo l’altra a d intervalli regolari si può, se le condizioni lo permettono, andare avanti per giornate intere.

Come si produce quindi un video in timelapse? È bene chiarire che non c’è da essere intimoriti dall’effetto spettacolare che alcuni video di questo genere, perché il timelapse è alla portata di tutti. Ovviamente, migliore è l’attrezzatura a disposizione e migliore sarà il risultato e nonostante con un po’ di pazienza si possano creare video discreti anche con una macchina compatta, sarà soltanto con una reflex che si vedranno i migliori risultati.

L’attrezzatura

  • Macchina fotografica. Qualsiasi reflex farà un buon lavoro.
  • Intervallometro. L’intervallometro è una funzione che si trova in un controllo remoto oppure integrata direttamente in alcune macchine fotografiche. Questo strumento permette di impostare la macchina di modo che questa scatti in modo automatico ad intervalli regolari. L’intervallometro esterno, ossia il telecomando, costa poco meno di 100 € e permette di impostare la lunghezza degli intervalli in secondi e il numero di scatti. L’intervallometro diventa necessario in quanto non si dovrebbe mai toccare la macchina durante la creazione del timelapse e scattando manualmente è inevitabile muoverla anche di pochi millimetri (come è possibile vedere nel mio video). I modelli Nikon da D5100 in su hanno l’intervallometro integrato e lo stesso vale per la GoPro. Esistono app con questa funzione anche per iPhone.
  • Cavalletto. Un cavalletto o qualsiasi tipo di sostegno stabile per la macchina. Una pila di libri è un’ottima alternativa. Se decidete di scattare molto all’aperto è importante avere un cavalletto pesante che non vibri in caso di vento.
  • Computer e software di video editing. Chi decide di montare questo genere di video in modo regolare avrà bisogno di un computer abbastanza potente date le dimensioni dei file. Spostare, aprire e salvare centinaia di foto alla volta richiede una certa potenza. Qualsiasi software di video editing andrà invece bene per cominciare. iMovie per Mac e Movie Maker per Windows andranno bene all’inizio, anche se quest’ultimo non permette di salvare i video in HD, quindi potrebbe essere necessario un altro programma gratuito come, ad esempio, VideoPad. Esiste anche Photolapse, che è un programma leggerissimo che non richiede installazione e permette di creare video in pochi secondi.
  • Slider motorizzato. Se avete almeno 500 € da spendere questo oggetto è ciò che farà la differenza. Lo slider è un carrello sulla quale la macchina si muove, in orizzontale o verticale, per creare un movimento nell’immagine ripresa. Per i timelapse però non basta un carrello qualsiasi, ne serve uno motorizzato. Questo è perché la macchina deve essere spostata a una velocità bassissima e regolare, che sarebbe impossibile se spinta manualmente. Questo strumento può creare la differenza tra un video professionale ed uno amatoriale. Per rendere l’idea dell’effetto che può dare uno slider, ecco un super video di Dustin Farrell:

[vimeo=https://vimeo.com/29950141]

  • Memoria e batterie. Se decidete di passare giornate intere scattando una foto dopo l’altra avrete bisogno di molto spazio e quindi SD card di grandi dimensioni, e altrettanta energia. Cambiare le batterie senza muovere la macchina sarà però difficile, potete quindi considerare l’acquisto di una Battery Grip.
  • Infine, un canale YouTube o Vimeo. Per mandarmi il link se decidete di creare un timelapse!

Scattare

Prima di partire ricordate di caricare la batteria e di svuotare le carte SD, perché di entrambi vi sarà bisogno.

Prima di tutto è importante scegliere dove posizionare la macchina. Dopo aver deciso quale tipo di movimento volete riprendere, scattate alcune foto prova per capire quale sarà l’angolazione migliore, calcolando anche come si muoverà la luce se decidete di scattare all’aperto. I timelapse migliori sono quelli creati al mattino presto oppure dal pomeriggio al tramonto, cioè nei periodi della giornata in cui la luce solare colpisce i soggetti di taglio, dove il movimento è più visibile e dove si possono vedere i colori cambiare maggiormente. Un cielo nuvoloso è sempre un vantaggio, in quanto è qui che si vede il movimento, e per questo scattando paesaggi è una buona idea includere una buona porzione di cielo.

Una volta sistemata la macchina sul cavalletto e trovata la giusta inquadratura, andiamo a sistemare le impostazioni. L’idea è che tutto deve essere manuale e nessuna decisione deve essere lasciata alla macchina. La modalità di scatto sarà quindi M, ma non solo, anche l’ISO andrà bloccato e così il bilanciamento del bianco. Questo è importante in particolar modo sui timelapse molto lunghi, in quanto lasciando qualunque di queste impostazioni automatiche, la macchina le modificherà al cambiare della luce e non si otterrà un video fluido. Ci si troverà di fronte a dei cambi di luminosità improvvisi e degli scatti fastidiosi da un fotogramma all’altro. La difficoltà arriva quando il nostro timelapse include una scena che va dal giorno alla notte, dove si passa magari dalla luce naturale, e molto forte, del sole a quella artificiale, e più debole, della luce elettrica. In questo caso è necessario modificare in modo graduale le impostazioni della macchina, come sempre in modo graduale. Cominciando di giorno infatti ci si troverà a scattare con una velocità di scatto molto alta per non sovraesporre le foto, ma via via che il sole tramonta si dovrà abbassare questa velocità per fare in modo che le luci notturne abbiano modo di entrare nell’immagine ed essere visibili. Si può decidere di scalare di una misura verso il basso ogni venti minuti, o mezz’ora, o più, a seconda della situazione, l’importante è che il cambiamento sia minimo e chi ci si assicuri di non muovere la macchina. In qualunque caso sarà inevitabile avere dei piccoli scatti di luminosità quando si modificano le impostazioni e l’unico modo per rimediare è durante l’editing.

Non è necessario scattare nella risoluzione più alta, in quanto questa verrà comunque ridotta una volta convertite le foto in video. I professionisti scattano in RAW, è vero, ma per chi comincia ha più senso scattare foto JPEG in formato piccolo o medio. Il risultato sarà comunque eccellente.

Ma quante foto bisogna scattare? Il calcolo è semplice e spesso non è necessario essere così precisi nei numeri. La maggior parte dei video, su internet, in televisione o al cinema, viene riprodotta ad una velocità che varia dai 24 ai 30 FPS, ossia frames per second, fotogrammi al secondo. Questo significa che saranno necessarie almeno 24 foto per creare un secondo di video che sia fluido. Una buona misura è quindi 25 foto per un secondo, così da avere quattro secondi di video ogni 100 scatti. Per sapere quanti scatti è necessario fare ed a quale intervallo basta quindi una semplice operazione: la durata dell’evento in secondi diviso la durata del video che si prevede di creare moltiplicata per 25. Se si vuole creare un video di 30 secondi, moltiplicando per 25 sappiamo di aver bisogno di 750 scatti. Se la durata dell’evento, ad esempio un tramonto, è di due ore, ossia 7200 secondi, basta dividere questo numero per il numero di scatti, 750, e si otterrà l’intervallo in secondi tra uno scatto e l’altro: circa 10 secondi.

Spesso però tutti questi dati non sono disponibili, non è chiaro quanto l’evento durerà e non si ha in mente quanto il nostro video durerà. Qui entra in gioco l’intuito: in base alla velocità con cui i soggetti si muovono si deciderà l’intervallo con cui scattare, ad esempio se l’azione è rapida ogni cinque secondi, se è media ogni dieci e se è lenta ogni quindici, venti o più secondi.

Editing

Mettere insieme le foto è abbastanza semplice, anche se ci sono alcuni dettagli da tenere a mente. Innanzitutto non provate a trasferire migliaia di foto in alta risoluzione sul programma di editing in colpo solo perché è probabile che questo vada in tilt, a meno che il vostro computer non sia un carro armato. Trasferite le foto sulla sequenza a gruppi di 100 o 200 così da essere sicuri di non dover cominciare da capo. Fate attenzione che alcuni programmi ordinano le foto per nome e se queste sono salvate in cartelle o schede SD differenti significa che anche l’ordine sarà sballato. Se questo è il caso create un video per ogni cartella di file, li potrete unire successivamente. È più facile che ordinare tutte le foto manualmente.

Una volta inserite tutte le foto sulla sequenza e selezionata una frame rate tra i 20 e i 30 si può procedere al salvataggio in formato video, a meno che non ci si trovi di fronte ai famosi video dove le impostazioni di scatto sono state cambiate durante le riprese. Se avete in mano un timelapse dove si passa dal giorno alla notte, dalla luce solare a quella elettrica, avrete dei punti in cui la velocità di scatto è stata ridotta per far entrare più luce e di conseguenza vi saranno dei piccoli sbalzi di luminosità o flickering (vedi, ad esempio, il mio video nello spezzone delle Petronas Towers, le torri gemelle di Kuala Lumpur). In questo caso è una buona idea inserire degli effetti di transizione tra i due fotogrammi dove è avvenuta la modifica. Inserendo un Cross Fade infatti si renderà più fluido questo passaggio, anche se non è il metodo più professionale per rimediare.

Gli esperti di timelapse passano probabilmente più tempo nella cura dell’editing che in quella dello scatto. Scattando in RAW spesso ogni singolo scatto richiede post produzione e il video passa da molti e differenti programmi come Lightroom e After Effects. Queste sono comunque operazioni di cui preoccuparsi quando si ha abbastanza esperienza e si vuole portare il proprio lavoro ad un livello superiore.

Una volta salvato il video potrete finalmente guardare il primo timelapse sullo schermo del computer. Ma non è finita qui. Un solo timelapse raramente sta in piedi da solo, e potreste decidere di inserirlo all’interno di un video più lungo, dove magari si alternano scene in timelapse a normali riprese video, come ho fatto io con il mio video sulla Thailandia. In questo caso durante il montaggio l’unica cosa a cui fare attenzione è la risoluzione dei diversi spezzoni. Molti programmi salvano infatti i timelapse creati da foto in formato 4:3, mentre la maggior parte delle reflex oggi riprendono in 16:9. Assicuratevi di adattare i vostri timelapse a questo formato ritagliando l’immagine perché il video scorra correttamente.

Avete prodotto dei timelapse? Inserite il link tra i commenti e condividete i vostri trucchi del mestiere!