Il 26 aprile 1986 esplodeva il reattore n.4 della centrale nucleare di Chernobyl, nell’odierna Ucraina. Oggi, della Zona di Esclusione di Chernobyl si è reimpossessata la natura, e dove un tempo si trovava Pripyat, la città in cui le famiglie degli operai risiedevano, una serie di tetri edifici abbandonati si nasconde tra alberi ed erbacce. A trent’anni dal disastro, è possibile visitare Chernobyl e Pripyat ottenendo un permesso speciale e facendosi accompagnare da una guida. In un paio di ore da Kiev si raggiunge il primo posto di blocco che indica l’ingresso alla Quarta Zona, la fascia di territorio che circonda la centrale che fu più esposta alle radiazioni.
Una vecchia Lada, la classica automobile russa, abbandonata in un bosco poco dopo l’ingresso nella Zona di Esclusione di Chernobyl.
Una maschera a gas su un banco di una scuola abbandonata a Pripyat, Ucraina. Le maschere a gas erano presenti in molte scuole dell’Unione Sovietica, non per il rischio di un incidente nella centrale nucleare, ma per paura di un attacco da parte degli Stati Uniti durante la Guerra Fredda. Queste maschere infatti non sono mai state utilizzate, ma semplicemente abbandonate al momento dell’evacuazione.
Un televisore, sempre nella scuola abbandonata di Pripyat, la città in cui gli operai della centrale nucleare vivevano. Sullo sfondo si possono vedere tutte le maschere a gas accatastate sul pavimento.
Un asilo abbandonato a Pripyat.
A Chernobyl si trova quella che si dice essere l’ultima statua di Lenin presente in Ucraina. È improbabile che non ve ne siano altre nascoste nel paese, ma secondo la nostra guida questa è l’unica che rimane del rivoluzionario russo.
Il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl, oggi ricoperto da un sarcofago di metallo costruito per limitare le radiazioni. Il sarcofago è una delle più grandi strutture mobili mai create: per evitare che gli operai venissero a contatto con le radiazioni, l’intera struttura è stata costruita a distanza e poi fatta scorrere sul reattore attraverso dei binari.
Il cartello che dà il benvenuto alla città di Pripyat.
Pripyat prima (in foto) e dopo (sul retro). Da quando l’uomo ha lasciato questa regione la natura ha preso il sopravvento. Oggi molti animali sono tornati a popolare la foresta di Chernobyl e la flora è più viva che mai.
La palestra comunale della città di Pripyat.
Il parco divertimenti della città di Pripyat. Qui rimangono alcune macchine da scontro ormai circondate da erbacce, più una ruota panoramica quasi completamente coperta di ruggine.
Quel che resta dei giocattoli nell’asilo di Pripyat. All’interno di questi edifici si possono trovare decine e decine di bambole probabilmente appartenute ai bambini del posto e abbandonate al momento dell’evacuazione. Da come sono posizionate è chiaro che nel corso degli anni i turisti le abbiano spostate per creare composizioni tetre da fotografare.
Una presa elettrica in uno degli edifici abbandonati di Pripyat.
Un poster propagandistico che raffigura Lenin sopra ad una falce ed un martello, appeso alla parete di un edificio a Pripyat.
Un’altra foto della palestra comunale di Pripyat. Qui, il campo da basket che sta venendo invaso dalla natura che lo circonda.
Un dettaglio della palestra comunale di Pripyat. Entrare negli edifici della città tecnicamente non è permesso, ma molte guide lasciano che i visitatori diano un’occhiata all’interno di quelli ritenuti più sicuri.
Tutte le foto © Angelo Zinna.